martedì 28 ottobre 2014

Il Wasabi Dress di "For Now I Am Winter" di Ólafur Arnalds

Nato ventotto anni fa in terra islandese, Ólafur Arnalds é uno dei compositori più giovani e brillanti della scena modern-classic contemporanea. 
Polistrumentista eclettico vanta numerose collaborazioni nella sua fresca carriera già molto prima della pubblicazione del suo disco d'esordio nel 2007 "Eulogy for Evolution", stesso anno in cui registrò il tutto esaurito alla Barbarican Hall di Londra in tour con i Sigur Rós.


Un percorso intenso quello che lo conduce al 2013, l'anno di "For Now I Am Winter" scritto a quattromani con il cantante Arnór Dan Arnarson


Dense sezioni d'archi avvolte dalla voce di Arnór Dan Arnarson scivolano su un'elettronica sempre più presente. Loop e sintetizzatori prendono la scena dietro le quinte di questo paesaggio gelido e sterminato, dove ogni ritmo, sembra servire solo per ricordare lo scorrere inesorabile del tempo. La sua inarrivabile sensibilità è tangibile in quel filo conduttore presente tra tutte le tredici tracce.

Un tentativo, un compromesso o forse la prima di una serie di pagine per espandere i propri orizzonti creativi. Un abbraccio tra cantautorato e neoclassicismo, sempre malinconico e minimalista ma intriso di meravigliose sfumature degne del suo titolo.


Scritto da Federica Marta Puglisi, NaiFer




Il Wasabi Dress di "For Now I Am Winter ":

Canada: tra natura e silenzio 

Vaste distese di praterie, sconfinate foreste, una natura infinita, un mondo quasi incontaminato. Queste le immagini che solitamente evoca il Canada, una terra bellissima e cosi vasta da racchiudere paesaggi e climi diversissimi tra loro. Programmare un viaggio da queste parti richiede un certo impegno poiché tante sono le meraviglie naturali da scoprire, ma tanta è anche la distanza da percorrere per spostarsi da un luogo all’altro. Meglio allora concentrarsi su una zona specifica per scoprirne i tesori e godere appieno di ciò che può offrire.

Una delle provincie più visitate è sicuramente l’Alberta sul cui territorio si ergono le Montagne Rocciose Canadesi il cuore della cui catena è formato dai parchi di Banff, Jasper, Yoho e Kootenay, considerati patrimonio mondiale dell’umanità. Banff, il più famoso di questi parchi ,è senza dubbio una tappa obbligatoria per chi vuole perdersi nell’immensità della natura canadese, specchiandosi in laghi quasi incantati incorniciati da vette innevate incontrando particolari compagni di viaggio come delle apparentemente innocue alci o simpatici grizzly. 

La Icefields Parway che con i suoi 230 km di lunghezza collega Banff con Jasper ed è una delle piu’ grandiose strade panoramiche a livello mondiale. Percorrendola i visitatori possono ammirare le vette piu’ elevate delle Montagne Rocciose Canadesi, i ghiacciai e i nevai, foreste, laghi e fiumi selvaggi. Piu’ o meno a metà del percorso si erge imponente l’Athabasca Glacier, il ghiacciaio piu’ ampio e accessibile delle Montagne Rocciose, solenne reliquia dell’Era Glaciale. Da metà aprile a metà ottobre è possibile visitare la base del ghiacciaio a bordo di un ice explore una sorta di pullman attrezzato per questo tipo di superficie. Si tratta di un’esperienza unica ed indelebile, soprattutto considerando che a causa del cambiamento climatico sul nostro pianeta, nell’ultimo secolo il ghiacciaio si è ritirato considerevolmente.

Il periodo maggiormente consigliato per visitare questi luoghi va dalla tarda primavera all’inizio dell’autunno, ma certamente ogni stagione mette in risalto aspetti particolari e unici di questa straordinaria terra.


Scritto da Laura Baschirotto, NaiFer


Il Viaggio d'Inverno, Amélie Nothomb

"Innamorarsi d’inverno non è una buona idea. I sintomi sono più sublimi e più dolorosi. La luce perfetta del freddo incoraggia il cupo diletto dell’attesa. Il brivido esalta lo stato febbrile."

Un viaggio nella Parigi irrigidita da un'inverno glaciale. Un viaggio che ne racchiude molteplici e differenti. Il viaggio dell'aereo che sta per decollare, fisico e tangibile anche se proiettato nel futuro prossimo; il trip psichedelico, viaggio mentale per esplorare mondi creati apposta per gli spettatori increduli; il viaggio letterario dall'Odissea fino agli straordinari romanzi di una scrittrice autistica. Un romanzo che parla d'amore e di odio, di bellezza e di frustrazione, di sottomissione e di dominazione. 

Zoile, all'apparenza banale impiegato di una compagnia elettrica, ripercorre attraverso un lungo flash back sotto forma di mémoire i fatti che l'hanno portato ad essere sul punto di imbarcarsi su un volo che dirotterà per abbattere la Tour Eiffel.

Durante un sopralluogo per conto della società per cui lavora, Zoile visita il gelido appartamento dove la bellissima ed eterea Astrolabe vive con Aliénor, una scrittrice geniale colpita da una particolare forma di autismo che la rende incapace di occuparsi di sé stessa.

Da questo incontro scaturisce una passione improvvisa e folgorante, inizialmente non ricambiata da Astrolabe che percepisce come missione e come dono la possibilità di accudire una persona del calibro intellettuale di Aliénor, rifiutando qualsiasi altra possibilità la vita le presenti. Inizia così per Zoile quasi una sfida con sè stesso, la conquista diventa un obiettivo di guerra e tra cene, letture e qualche caffé si insinua nella vita delle due donne e instaura una strana e ambigua relazione con l'algida Astrolabe. Aliénor è spettatrice curiosa e innocente della manovra di seduzione, testimone onnipresente delle esperienze che Zoile propone ad Astrolabe, come il memorabile viaggio sensoriale scatenato dal dejeuner sur l'herbe in soggiorno a base di funghi allucinogeni.

Astrolabe non si arrenderà alla promessa di felicità di una vera storia con Zoile fino al momento in cui lui prende la sua decisione e si prepara all'atto estremo.

Un viaggio tra l'amore e l'odio, dunque. Sul confine, sottilissimo, tra fuoco e ghiaccio, tra azione e intenzione. Frasi brevi, veloci, spezzate e un'intensità narrativa fuori dal comune. Una Nothomb strepitosa.

Scritto da Laura Ferloni, NaiFer



"Il ritmo ha qualcosa di magico; ci fa perfino credere che il sublime ci appartenga."
Johann Wolfgang Goethe




martedì 21 ottobre 2014

SPECIAL - A Bruges la birra passa sotto terra. Dove l'intuito unisce ecologia e risparmio.


Ci troviamo in Belgio, precisamente a Bruges, la soprannominata "Venezia del Nord".



Graziosissima cittadina con un centro storico nominato nel 2000 patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, accoglie ogni anno ventimila turisti per la festa della birra. Bruges dall'anno prossimo avrà una marcia in più.

Dopo aver ottenuto l'autorizzazione del comune, la De Malve Mann ha reso pubblica la sua innovativa iniziativa.

Per risparmiare nei trasporti e salvaguardare l'ambiente ha consegnato e ricevuto approvazione per un progetto davvero originale. Un vero e proprio "birradotto" sotterraneo di circa 3 km; dalla fabbrica fino allo stabile di imbottigliamento eliminando così dalla circolazione 500 camion ogni giorno.


A carico interamente della distilleria, questa idea renderà Bruges una cittadina unica al mondo, non solo per la sua bellezza.

Scritto da Federica Marta Puglisi, NaiFer

martedì 14 ottobre 2014

Il Wasabi Dress di "Everyday Robots" - La reale solitudine nel favoloso progredire della scienza

Nato a Londra il 23 Marzo 1968, Damon Albarn è una delle figure più influenti della scena musicale degli ultimi 20 anni. 
Un cantante, un produttore, un compositore. 

Voce e leader di un gruppo capostipite del britpop inglese, i Blur; in compagnia di menti geniali come Graham Coxon, Alex James e Dave Rowntree scalò le classifiche mondiali, testa a testa con i fratelli Gallagher.

Come se il successo non fosse abbastanza, fondò in compagnia di Jamie Hewlett nel 2000 i Gorillaz, band virtuale che vantò oltre 5 milioni di copie vendute. 

Le collaborazioni di Albarn sono milioni. Dopo i Gorillaz, Mali Music, The Good The Bad & The Queen, Rocket Juice & the Moon innumerevoli altre produzioni. 

E poi, poi una pagina nuova. Il 20 Gennaio 2014 come "anticipazione" del suo nuovo disco solista pubblica su YouTube "Everyday Robots", produzione curata da Richard Russell con la collaborazione di Brian Eno.

È proprio così che a 46 anni sceglie di mettersi a nudo; senza pseudonimi, fictions, animazioni surreali; Damon Albarn si siede su quello sgabello e inchina la testa. Un album totale, una rappresentazione delle sue molteplici esperienze e capacità, un'unione di innovazione ed emozione.

A rendere tangibili le sue parole, una surreale rappresentazione pochi giorni fa al Miraikan (Museo nazionale della nuova scienza e dell'innovazione di Tokyo) dove Albarn si ritrovò a suonare davanti a due donne realmente androidiUn messaggio forte verso questa società emotivamente costretta ad una reale solitudine con il favoloso progredire della scienza.


"Everyday Robots" di Damon Albarn
Scritto da Federica Marta Puglisi, NaiFer


Il Wasabi Dress di "Everyday Robots":



Norwegian wood. Tokyo blues di Haruki Murakami
"‎If you only read the books that everyone else is reading, you can only think what everyone else is thinking."

Tokyo Blues é un prodotto atipico nella prolifica bibliografia di Murakami; non ci sono scenari onirici né realtà parallele a stordire il lettore e a risucchiarlo nel vortice di una lettura compulsiva.

Si tratta di un romanzo più convenzionale, per certi versi mainstream ma senza mai nemmeno sfiorare la banalità. Definirlo un romanzo di formazione é sicuramente riduttivo, ma aiuta a contestualizzarlo.

Siamo nella Tokyo del 1968; Watanabe è innamorato da sempre di Naoko, la ragazza del suo migliore amico morto suicida durante il periodo del liceo. Sono gli anni dell’università, che Watanabe frequenta con fatalismo, galleggiando nella mediocrità salvato solo dalla purezza della sua relazione con la fragile Naoko. I due ragazzi passano intere giornate a passeggiare in una Tokyo sonnolenta, spesso senza nemmeno parlarsi ma scaldandosi l’anima a vicenda grazie alla sola presenza fisica. L’amicizia tra Watanabe e Naoko diventa un legame fortissimo, ma non sufficiente per permettere a Naoko di affrancarsi dalla depressione. La ragazza decide di chiudersi in un isolamento spontaneo per cercare un palliativo al dolore che le procura la vita, ricoverandosi in una clinica lontana da qualsiasi forma di civiltà. Il distaccarsi anche fisicamente dal resto del mondo non la aiuterà a sopportare il peso schiacciante dell’esistenza e la sua estrema fragilità riuscirà alla fine a vincere sulla sua volontà.

Un romanzo sull’amicizia, ma anche sulla morte che é una presenza costante lungo tutto il racconto; Murakami riesce come sempre ad affrontare l’argomento, e a farlo essere quasi protagonista del libro, con una delicatezza e un pudore profondamente orientali.

Un’aura di sconfitta, di annientamento, permea entrambi i personaggi fotografandoli nella loro immobilità coatta, nella loro illusione di avanzare controvento. 

Un libro sulla paura di crescere, sulle aspettative e sui sogni. 
Un Murakami intensissimo e vero.

"Norwegian wood. Tokyo blues" di Haruki Murakami
Scritto da Laura Ferloni, NaiFer



Ricetta - Gnocchi Molecolari

Ingredienti:
30 gr di fecola di patate o amido di riso o amido di mais
Acqua
Sale

Mettete un po' d'acqua in un pentolino, aggiungete gli amidi con un cucchiaio e stemperateli in modo da formare una sospensione piuttosto torbida e densa. A questo punto, mettete il pentolino sul fornello. Noterete che il liquido diventa improvvisamente molto viscoso, fino a trasformarsi in pochi secondi in una massa gelatinosa, che ha catturato tutta l'acqua. Togliete il pentolino dal fuoco, lasciate raffreddare e poi lavorateli come gli gnocchi tradizionali, cioè tagliate il gel di amidi a piccoli tocchetti.



"La tecnologia non tiene lontano l'uomo dai grandi problemi della natura, ma lo costringe a studiarli più approfonditamente."

Antonie de Saint-Exupéry

martedì 7 ottobre 2014

SPECIAL - Gli arcobaleni tessili di Gabriel Dake

"I colori più intensi li tingono le emozioni."
Stephen Littleword


Un legame tra moda e architettura, tra colore e forma, tra fibra e spazio. 

Nato a Città del Messico nel 1973, Gabriel Dawe inizia la sua carriera come Graphic Designer circondato dai colori intensi che caratterizzano da sempre la cultura messicana. 

Nel 2000, per approfondire il suo desiderio di ricerca, si trasferisce a Montreal, dove si ritrova a fare i conti con un'esigenza creativa con pochi precedenti. 

La sua ricerca inizia, le sue istallazioni piano piano prendono vita. Da fili tesi, ganci, chiodi e una minuziosa attenzione, motivi optical si concretizzano nell'aria. 

Protagonista é la materia che sembra dissolversi da ogni punto di vista vestendosi di novità. Cambiando così, spessore, consistenza, sfumatura.

Un artista intenso, dallo spettro emotivo decisamente singolare, che ha saputo andare oltre, rivisitando l'utilizzo textil. 

Con grande gusto estetico le sue radici emergono dalla sua terra, solidificandosi nello spettro visivo e occupando il vasto spazio che certamente meritano.

Il suo lavoro è stato esposto negli Stati Uniti, in Canada, in Belgio e e nel Regno Unito. 


Represented by:
conduit gallery + dallas, texas + 214.939.0064 + http://www.conduitgallery.com/
galerie lot 10 + brussels, belgium + + 32 (0)2 647 74 59 + http://www.lot10.eu/

Scritto da Federica Marta Puglisi, NaiFer