martedì 23 ottobre 2018

Intervista | Un nuovo album per i Twenty Four Hours

Uno di loro vorrebbe vivere nei Trulli di Valle d'Itra e l'altro nell'Inghilterra rurale. Uno adora gli spaghetti con le vongole mentre l'altro mangerebbe chili di polenta col ragù. Queste sfumature contrastanti hanno un nome in comune e questo nome é Twenty Four Hours.

Abbiamo parlato con loro per scoprire cosa c'é dietro a questo Close – Lamb – White – Walls, il loro nuovo e sesto album.




INTERVISTA_

Vene che pulsano prog, distorsioni imponenti, schegge elettro, melodie lisergiche e brani che durano un minutaggio impensabile negli anni 2000.
Eppure si mette play ed è complicatissimo decidere di finire di ascoltarvi: qual è il segreto per far risultare così attuale un sound che come nome (il prog rock) sembrava aver già detto tutto?



Paolo: grazie per l'elogio, davvero gradito perchè in effetti costituisce da sempre uno dei nostri obiettivi. La risposta in realtà è insita nella tua domanda: il segreto sembra proprio quello di non avere preferenze di appartenenza ad un genere rock definito. Brani come Intertwined, Under My Pillow, She's Our Sister, All The World Needs is Love, Minimell... sembrano appartenenti a generi totalmente differenti, eppure chiunque ci riconosce. Tutti sanno che quei brani sono dei Twenty Four Hours... tra coloro che ci ascoltano naturalmente.

Tonio: probabilmente, non è solo la musica prog ad ispirarci. Tutti noi sentiamo musica di vari generi e veniamo influenzati da diversi autori; il titolo dell'album richiama in maniera evidente dei veri capolavori del passato non tutti prog nel senso letterale del termine. Inoltre esiste una sensibilità individuale ma anche una cifra stilistica che viene fuori quando suoniamo insieme, che è impossibile stabilire in partenza. E' un gioco delle parti che costituisce il nostro sound complessivo, dove le scelte timbriche e stilistiche di ciascuno di noi si integrano in modo imprevedibile.

Anche la new wave colora i vostri brani, quindi ci è d'obbligo chiedervi: chi ha ispirato la vostra crescita musicale? 



Paolo: molte, se non tutte le band new wave ci hanno influenzato; dopo l'ubriacatura progressive degli anni precedenti, tutti abbiamo subito le strutture essenziali e le atmosfere criptiche di band come i Joy Division (il titolo e anche la grafica del nostro nuovo album si ispirano volutamente a Closer), i Cure, i Talking Heads, i Sound (il brano Adrian è dedicato al loro leader Adrian Borland), i Dead Can Dance e soprattutto i Tuxedomoon (due membri illustri della band californiana, Blaine Reininger e Steven Brown collaborano al nostro ultimo album). La lista delle influenze sarebbe comunque troppo lunga...

C'è qualcuno che ancora continua ad ispirarvi con le sue creazioni musicali? Dateci qualche dritta...


Paolo:
è tutta la musica che amiamo e che abbiamo amato ci ispira, vecchia o nuova, c'è poco da fare. Ma come ha detto Tonio il processo che porta alla composizione è imprevedibile così come il risultato finale che appunto dipende da tanti fattori, esterni o anche interni, spesso mentali, circostanze, atmosfere e soprattutto dal momento particolare in cui componiamo e registriamo. Senza fare nomi, tutto ciò che ascoltiamo ci influenza (dalla musica classica al jazz e ultimamente il blues) e penso che l'incredibile varietà di generi che tutti e quattro ascoltiamo sia determinante nel sound della band. E se ascolti Close - Lamb - White - Walls capisci subito cosa intendo.

Nella vita di alcuni di voi l'arte non si esprime solo con la musica ma anche con la pittura: E' mai successo che un quadro ispirasse un vostro brano e viceversa?


Marco: no, non è mai successo che un quadro più o meno famoso abbia ispirato un nostro brano; invece di solito, a brani ultimati ci si arrovella per trovare l'immagine più appropriata per descrivere quell'album o quella canzone; essendo io anche un pittore, è accaduto di utilizzare miei quadri per la copertina dei nostri dischi come per il 1° e 4° album dei Twenty, con il 1° album dei Nirnaeth (l'altra mia band di estrazione fantasy-thrash-prog-psychedelic Metal) e col mio album solista "Armi d'Istruzione di Massa", di cui ho curato le copertine.

Raccontateci come nasce e come viene concluso un vostro brano...

Tonio:
i brani nascono in diversi modi: a volte mentre provi sullo strumento, a volte quando senti una melodia nella testa; a volte l'ispirazione nasce dall'ascolto di altri autori o da un film che hai visto o qualcosa che hai letto. Il processo creativo vero e proprio, almeno per me, comincia dopo l'ispirazione. Si tratta di dare una forma musicale all'idea iniziale. Per il pezzo "Supper Rotten", l'ispirazione è nata da un'idea ben precisa: quella di realizzare una suite che omagiasse il periodo d'oro del prog anni 70, Yes e Genesis in testa. I diversi movimenti sono nati in parte dallo sviluppo armonico e melodico di cellule musicali che hanno preso vita in modo quasi autonomo, come dei piccoli paragrafi che alla fine hanno costituito un racconto musicale impreziosito dal testo auto-biografico di Paolo.

Marco:
generalmente nasce da una melodia di Paolo o di Tonio, ma è accaduto che il processo compositivo sia partito anche solo da una mia ritmica, che poi è servita da base per lo sviluppo del brano. Abitando ognuno in una città diversa, siamo costretti ad esercitarci individualmente sugli abbozzi di Paolo e Tonio, segue la creazione dei brani definitivi che viene sviluppata all together in sala prove, talora anche pochi minuti prima della loro registrazione.

Avete attraversato 30 anni di tecnologia del suono: cosa vi portate dietro dagli anni 80 e cosa invece vi ha piacevolmente sorpreso delle varie novità che avete avuto modo di sperimentare?

Paolo:
ah... ormai per motivi famigliari e di lavoro siamo a tutti gli effetti una band "a distanza" e pur componendo e registrando tutti assieme in presa diretta, le fasi di arrangiamento e di "messa a punto" avvengono totalmente "via web" e con lunghe telefonate. Sotto questo aspetto, rispetto agli anni 80 è tutto molto migliorato in termini di qualità del suono, versatilità, fruibilità, semplicità soprattutto delle interfacce digitali e delle varie schede audio compatibili con tutti i computer moderni e con le relative workstation audio digitali (noi utilizziamo Samplitude e Protools). Un'altra cosa che ci ha piacevolmente sorpreso negli ultimi anni è la qualità degli effetti digitali per chitarra (Line6 e Korg), i campioni di mellotron, piano e organo dei synth moderni (in testa Kurzweil), ma non disdegnamo i suoni dei synth virtual-analogici degli anni 90 (Novation, Roland); personalmente mi intrigano da morire i "pad" che permettono elaborazioni dei suoni semplicemente spostando un dito o variandone la pressione, come accade nei miei Novation Xiosynth e Korg Kaossilator Pro, una figata veramente (i suoni ululanti della parte centrale di Supper's Rotten e molte percussioni elettroniche sono fatte con questa incredibile macchina). Un altro vantaggio degli ultimi anni è la sensibile riduzione dei prezzi degli strumenti musicali. Degli anni 80 rimane qualche synth analogico (Korg Poly 61, Prophet 600) e l'Ibanez Tube Screamer, ma soprattutto sono importanti i banchi Soundrcatf, Millenia Media e Maselec per i mix e master rigorosamente analogici dei nostri due Produttori Valfrè & Lincetto.

Cosa fanno i Twenty Four Hours in un martedì come tanti?

Paolo: quando siamo tutti assieme ovviamente cerchiamo di utilizzare tutto il nostro poco tempo a disposizione per suonare, comporre e registrare, quindi anche il martedì ;-)
Tuttavia siamo persone molto gioviali e burlone e ci piace scherzare e divertirci soprattutto andando al mare, mangiare assieme e quando era possibile, viaggiare. La vita della band dei periodi in cui si registra è molto affascinante; si condivide tutto, non solo la sala di registrazione. E allora capiamo perché il gruppo è ancora vivo e vegeto dopo più di trent'anni !

Dove e quando vi si può venire a sentire live?

Marco: L'ultimo concerto ufficiale della band risale all'08.05.1994, in quel dei "Cammelli" di Candelo (BI), data finale del tour promozionale di "Intolerance", se si eccettua una breve reunion avvenuta nell'ottobre 2010, sul palco del "Pellicano" di Bari (lo storico pub che nel 1982 vide gli esordi "Live" di me e di Paolo come ONYX MARKER), per ricordare un amico scomparso. Ciononostante stiamo lavorando per una "eventuale" rentrée per l'estate prossima, sarebbe fantastico.


....ora passiamo al wasabidress

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I preferiti di Paolo Lippe:
- La canzone preferita: The Beatles, The Fool on The Hill
- Il libro preferito: Gianrico Carofiglio, Le Tre del Mattino
- Il film preferito: American Beauty
- Il quadro preferito: Vincent Van Gogh: Campo con Cipressi
- La ricetta/piatto preferito: Bagna Caoda Piemontese e Purè di Fave dei Trulli
- Il viaggio/località preferita: Trulli di Valle d'Itria


I preferiti di Marco Lippe:
- La canzone preferita: King Crimson, Epitaph
- Il libro preferito: Joseph Conrad, Racconti di Mare e di Costa
- Il film preferito: Il Cavaliere della Valle Solitaria
- Il quadro preferito: Ophelia di John Everett Millais
- La ricetta/piatto preferito: Spaghetti alla Carbonara
- Il viaggio/località preferita: Inghilterra rurale


I preferiti di Tonio -guap- Paparelli:
- La canzone preferita: Pink Floyd, Shine on You crazy Diamond
- Il libro preferito: Jeorge Luis Borges, The Aleph
- Il film preferito: The Prestige
- Il quadro preferito: Max Ernst, Dopo il mio Sonno
- La ricetta/piatto preferito: Spaghetti con le Vongole
- Il viaggio/località preferita: Grecia (le isole)

I preferiti di Paolo -bass- Sorcinelli
- La canzone preferita: Sultans of Swing, versione Live dei Dire Straits
- Il libro preferito: mi appassionano tutti i libri che trattano di tecnologia, soprattutto automobilistica
- Il film preferito: Il Gladiatore
- Il quadro preferito: non ho un quadro preferito, preferisco quelli astratti
- La ricetta/piatto preferito: polenta con ragù di carne di San Costanzo, passatelli in brodo di carne.
- Il viaggio/luogo preferito: Maldive


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Facebook @24HoursRnotEnough

Ascolta qui il nuovo Close – Lamb – White – Walls
CD1 / CD2



Intervista scritta da Roberto Panighi, 
a cura di Federica Marta Puglisi,
con la preziosa collaborazione di Frank Lavorino, Blob Agency



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