martedì 30 dicembre 2014

I 12 consigli di Wasabi Dress per il 2015

1, UNO
Approfondire qualche concetto dell'arte Wabi-Sabi 
per confrontarsi con qualcosa di profondamente reale. 
"Nulla dura, nulla è finito, nulla è perfetto". 
Una liberazione dal mondo materiale con trascendenza verso la vita più semplice. 

2, DUE
Visitare Reykjavik. 
Un motivo lo scoprirete solo una volta atterrati.

3, TRE
Fare il pane in casa. 
Perché é possibile e quel tempo esiste. 
Impastare; aspettare che lieviti, vedere acqua e farina trasformarsi in cibo. 
Impegno, attesa, soddisfazione e gola. 

4, QUATTRO
Guardare "Heima" 
il film/documentario girato nel 2006 durante il tour dei Sigur Rós, 
premiato in Islanda al Reykjavík International Film Festival 
il 27 settembre 2007. 

5, CINQUE
Riguardare un vecchio film di Virna Lisi
in onore di un'incredibile e brillante carriera di una donna come poche. 
Un classico intramontabile? Sapore di mare, anno 1983.

6, SEI
Leggere "Istruzioni per la manutenzione del parquet" 
di Will Wiles. 
Un peccato rivelare qualcosa di più. 

7, SETTE 
Comprare Endkadenz Vol.1
il nuovo album dei Verdena in uscita il 22 Gennaio. 

8, OTTO 
Amare una pianta e provare a prendersi cura di lei. 
Un confronto antico che si distoglie, per forza di cose, dalla morale di Osho 
"Volete che qualcuno vi ami, e se qualcuno vi ama vi sentite bene. 
Ma quello che non sapete è che l'altro vi ama solo perché vuole che lo amiate." 
Ecco, in questo caso possiamo garantire che non accadrà 
e la soddisfazione del "suo star bene" avrà incredibili risultati. 

9, NOVE 
Visitare la mostra dedicata a Sigmar Polke 
al Tate Modern di Londra; 
prima dell'8 Febbraio per £14.50. 

10, DIECI 
Guardare "La città incantata" 
di Miyazaki e chiedersi il perché avere atteso tanto. 

11, UNDICI 
Vedere un concerto di Nils Frahm 
del tour italiano 2015 (Milano, Bologna, Roma) 

12, DODICI 
Come dodicesimo punto vi consigliamo di 
non vivere troppo di ricordi e di sogni irrealizzabili. 
Perché? perché la vita é adesso 
ed il 2015 passerà inesorabile come tutti gli altri anni. 



BUON 2015 da WASABI DRESS

lunedì 22 dicembre 2014

SPECIAL - "Highline Meeting" l'arte di dormire sospesi nel vuoto

Dal 2013, intorno alla metà di Settembre sul Monte Piana, Dolomiti, si svolge uno dei piu' importanti e scenografici raduni non competitivi di slackliners, l'Highline Meeting. 

Decine di amache colorate appese nel vuoto tra pareti di granito rosa, con il sole che scompare dietro alla vetta, rappresentano lo scatto perfetto per chi ama la montagna e l'adrenalina.

Quando camminare in equilibrio su una fettuccia tesa tra due alberi non basta piu', quando per superare i propri limiti si cerca di sfiorare l'infinito, la vertigine dell'orizzonte, dallo slaklining si passa naturalmente all'higline dove il nastro collega due punti a centinaia di metri d'altezza.

Sportivi professionisti, principianti, amanti della montagna, profeti dell'estremo si raccolgono al campo base a piu' di 2000 m di altezza, sopra il Lago di Misurina per un'esperienza di condivisione, di sfida e di spazi senza confini.

La settimana dell'Highline Meeting richiama sportivi da tutto il mondo; i nastri colorati tesi tra le rocce sopra l'abisso sono il palco di una rappresentazione surreale e magica. Persone che camminano, danzano, dormono sospese nel vuoto ci fanno riflettere sulla precarietà e sull'equilibrio simbolico della vita. 

La scelta di questi luoghi come ambientazione dell'Highline Meeting non é casuale: durante la Prima Guerra Mondiale tra queste cime piu' di 15.000 giovani soldati sono morti tra l'odio e l'eco delle granate; oggi per non dimenticare si celebrano la libertà, l'equilibrio, la passione per la vita; ogni sera all'ora del tramonto é previsto un momento di contemplazione del sole nel silenzio perfetto che solo l'alta montagna é capace di regalare.

La lezione é tanto semplice quanto spiazzante: essere sospesi nel vuoto insegna il rispetto per una prospettiva differente, per un punto di vista diverso dall'ordinario.


Scritto da Laura Ferloni, NaiFer





   

martedì 16 dicembre 2014

Il Wasabi Dress Ottimistico, intervista a Mistico

Intervista esclusiva per Wasabi Dress
a Jacopo Cislaghi, in arte Mistico




- Chi é "Mistico"? 
Mistico è il personaggio attraverso il quale scrivo canzoni, è il contenitore delle mie riflessioni, le mie voglie, i miei spunti. E' un personaggio abbastanza riflessivo da avere un lato mistico e abbastanza incoerente da chiamarsi mistico senza esserlo. Da sempre resta in equilibrio tra il saggio e il buffone dando pari dignità ad entrambe le figure. 


- Come descriveresti questo nuovo EP?
L'EP si chiama ottimistico, e, a parte il gioco di parole, vuole essere un indicatore di direzione. Ci sono diverse tematiche trattate, ma sono tutte viste sempre in una ottica luminosa, una tendenza al positivo e allo sdrammatizzare.



- Vanti numerose collaborazioni nel tuo "portfolio musicale". Mastermaind, Fedez, Dargen D'Amico, Shade, Gigi Barocco, Meddaman, Danti. Quanto hanno inciso nella tua carriera?

Credo molto nelle collaborazioni, infatti scelgo di farle solo quando hanno senso. Nel mondo musicale attuale la tendenza nel lavorare è sempre più un "ti mando i pezzi registrati e poi rimandameli" invece che un "vediamoci e parliamone". Io invece ho sempre scelto artisti con i quali collaborare in maniera più umana e musicalmente stimolante, vedendosi in studio e prendendosi il tempo che ci vuole, magari con qualche birra. Solo così facendo si riesce ad imparare e crescere secondo me. Altrimenti la collaborazione diventa un pò fine a se stessa. 


- Il mercato discografico é in forte crisi ormai da oltre 10 anni, le Majors si giustificano da tempo con la diffusione della pirateria informatica e con i prezzi ormai proibitivi dei CD. Un progetto di 5 tracce, con collaborazioni importanti, in vendita negli store digitali a soli 2,99€ sembra davvero un approccio "ottimistico". Perché questa scelta? 

Penso che la crisi del mercato musicale abbia rimescolato le carte, le strutture, i metodi, ma penso anche che fosse inevitabile. Cambiando la maniera nella quale la gente fruisce della musica, è inevitabile che cambi il mondo che la produce, distribuisce e vende. La cosa importante è sapere che è la necessità della gente di ascoltare musica, che crea un mercato musicale, e non il contrario. Quindi vada come vada sarà un successo (non mio, credo). 

La scelta del produrre 5 pezzi è stata obbligata, essendo un autoproduzione che è stata lavorata sugli standard massimi del settore, se avessi potuto ne avrei fatti 20, ma ahimè! Per la scelta del prezzo, il fatto è che 2,99 è il mio numero preferito. 


- Pensi davvero che la vita possa migliorare con una cavalla che balla con te?
Se qualcuno pensa il contrario, provo pena per lui.


IL doppio 
WASABI DRESS OTTIMISTICO:


- Da quale canzone partiresti per creare il tuo personale Wasabi Dress?




Direi "Smash" degli Offspring, la lego al primo viaggio che feci con una NSR 125 della Honda, a fine liceo.
Riuscii ad arrivare in sardegna senza prendere nessuna autostrada o tangenziale, fù un lungo e bellissimo viaggio. Se dovessi abbinarlo ad un cibo sceglierei il fritto da rosticceria, che fù, insieme allo scatolame, il mio sostentamento per tutto il viaggio.



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Pensando a qualcosa di più recente invece, ti direi "Suffer well" dei Depeche Mode



L'avevo sul furgone con il quale ho viaggiato in AustraliaLo legherei al libro Cecità, che m'è piaciuto tantissimo e che strideva così tanto con i paesaggi immensi dell'Outback australiano.


"Arriva sempre un momento in cui 
non c’è altro da fare che rischiare."

Tratto da Cecità, romanzo di José Saramago

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Intervista a cura di Federica Marta Puglisi, NaiFer

domenica 14 dicembre 2014

Wasabi Live Annullato

Avvisiamo gli utenti che il Wasabi Live 
previsto per oggi 14 Dicembre 2014 a Porto Ceresio 

sarà rimandato causa pioggia.


martedì 9 dicembre 2014

SPECIAL - Future Library, i cento libri che non sono ancora stati scritti

Una scommessa sul futuro della letteratura, un progetto visionario e poetico.


L'artista Scozzese Katie Paterson ha immaginato una biblioteca in divenire, un luogo fisico nel cuore di Oslo, un luogo dell'anima di ogni lettore, dove verranno conservati 100 libri che verranno scritti uno ogni anno fino al 2114. 

Tra 100 anni questa speciale antologia verrà pubblicata sulla carta ricavata da migliaia di alberi che sono stati piantati nelle foreste del Nordmarka nel 2014.

La prima autrice a contribuire al progetto è Margaret Atwood che nel 2015 consegnerà il primo dei 100 manoscritti che saranno conservati per un secolo nella sala progettata da Katie Peterson all'interno della New Deichmanske Public Library di Oslo.

I nomi degli autori e i titoli delle opere saranno resi noti, ma nessuno dei manoscritti sarà disponibile per la pubblicazione prima del termine del progetto.


La speranza di questa opera è quella di mantenere vivo l'interesse per una letteratura contemporanea di alto livello, per la carta stampata che porta con sé il profumo di un libro, lo spessore di una pagina, la bellezza di una copertina scolorita.

Il futuro di un'antologia così particolare è strettamente legato all'amore per la terra, per la foresta che sarà aria nuova per le prossime generazioni e sarà carta per diventare nutrimento dell'anima. 

Una sfida al digitale, una provocazione nei confronti di una generazione dove i lettori sono una specie in via d'estinzione. 


Un progetto intelligente e idealista. 

Di cui nessuno di noi vedrà la fine.

Scritto da Laura Ferloni, NaiFer

martedì 2 dicembre 2014

martedì 25 novembre 2014

E se fosse stato Fismoll a rubar cavalli tra Vilnius e Trakai?

Arkadiusz Glensk, in arte Fismoll é nato nel 1994 a Poznań nella Polonia occidentale. Il suo nome significa letteralmente "fa diesis minore" la nota, a suo dire, più triste e profonda; la nota che suo padre, anch'esso musicista, trovò ricorrente nelle sue composizioni. 

At Glade é il suo primo disco, l'esordio di un artista appena maggiorenne e quello che stupisce sin dal primo brano é la sua incredibile maturità.

Sono delineate le sfumature che lo trasportano in ambienti affini a sonorità a cui lui stesso ha dichiarato d'ispirarsi, come i Sigur Rós, Ólafur Arnalds.

I To Dryad é il brano numero sette, quello che meglio descrive il suo debutto nel mondo musicale. Un arpeggio garbato trasportato da un avvolgente e malinconico ingresso di archi, in cui la sua voce compare, con calma, solo dopo un minuto. 

Come se le sue parole volassero in un gelido vento invernale, come se fosse già chiara l'importanza dell'immenso carico emotivo che, questo giovanissimo musicista, trasporta.

Scritto da Federica Marta Puglisi, NaiFer


Il Wasabi Dress di "I to Dryad":


Fuori a rubar cavalli, Per Petterson
"Voglio metterci il tempo che serve. Il tempo è importante per me adesso, mi dico. Non nel senso che deve passare lento piuttosto che veloce, ma semplicemente in quanto tempo, come qualcosa in cui vivo e che riempio di cose e attività fisiche in cui posso scandirlo, così che mi diventi visibile e non scompaia quando non me ne accorgo".



Estate 1948, una casa isolata nella foresta sul confine tra la Norvegia e la Svezia. 



La guerra, la resistenza, il rapporto padre e figlio, un lutto improvviso, l'amore adulto, appena sbirciato, l'abbandono, l'amicizia e il legame istintivo e profondissimo con la natura scandinava, selvaggia e implacabile. Questi sono i temi che Petterson con una scrittura pulita e rigorosa costruisce all'interno di flashback e di rimandi ad avvenimenti passati.



Inverno 2000, stessa vallata, cinquant'anni più tardi.



Trond è da poco rimasto vedovo e decide di tornare nel luogo che nell'arco di una intensa estate l'ha fatto uscire violentemente dall'infanzia. Anche questo è un momento delicato, di passaggio, in cui i ricordi si mescolano con dettagli immaginati e verità che nessuno ha mai avuto il coraggio di dire. Il bilancio di una vita intera che si avvia verso la conclusione risulta molto più convincente nel rigore di un'inverno di isolamento e di riflessione.



Petterson riesce a mostrare parallelamente due personaggi molto diversi, Trond adolescente e lo stesso Trond quasi settantenne, senza che le due figure stridano mai.


La solitudine li accomuna: l'adolescente rimane solo dopo l'abbandono del padre, figura mitica con il cui ricordo dovrà fare i conti anche una volta oltrepassata la barriera dell'età adulta; l'uomo anziano sceglie di passare gli ultimi anni della sua vita da solo, nei boschi che lo hanno così profondamente modellato.

Un libro da leggere con calma, parole limpide da osservare mentre compongono frasi leggere.

Scandinavo nello stile, nell'anima.

Scritto da Laura Ferloni, NaiFer


Silenzio e tramonti scarlatti tra Vilnius e Trakai 

Vilnius, capitale Baltica che sorge tra le rovine di un ex cortina di ferro in periferia, i simboli di un fiorente e prestigioso passato nel centro storico e l'ambizione ad un futuro globalizzato nella zona commerciale.

Gli aggettivi che meglio descrivono questa capitale sono ordine e silenzio, si, ordine e silenzio...in pieno giorno, sotto al monumento rappresentante il centro geografico d'Europa è possibile parlare sussurrando al proprio vicino e sentirsi nitidamente, le persone sembrano correre al rallentatore, senza emettere rumori, l'atmosfera sembra ovattata dal perenne cielo plumbeo e dalla cortina di nuvole che ricopre costantemente la città. 
Quel cielo argentato, che riflette la luce del pallido sole autunnale sulle vetrine di vecchie oreficerie ebraiche al fianco di McDonalds & Sturbucks.

Lasciando alle spalle la città, degna di attenzione con modeste attrazioni di carattere culturale-commerciale, grazie alle irrisorie cifre necessarie per gli spostamenti, è fondamentale fermare un autobus anni od il primo taxi disponibile e farsi accompagnare verso i laghi di Trakai. 

Superati i primi cinquanta cartelloni pubblicitari di Samsung, appena usciti dal grigiore della periferia dove sembra che il tempo si sia fermato nel 1989, accade qualcosa di magico: la coltre di nubi, che sembrava saldata come una cupola sopra la città e nell'animo della popolazione, si squarcia....proprio appena sopra l'orizzonte, si...l'orizzonte...perchè fuori Vilnius il paesaggio lentamente perde ogni forma, ogni silhouette. Nessun rilievo, come un mare di prati e campi ed una Route 66 baltica a squarciare la timida tundra. 


Giunti a Trakai, dopo circa 40 minuti di viaggio, attraversato a piedi un piccolo villaggio di pescatori, comparirà un paesaggio surreale, quel tramonto rosso fuoco, frutto di qualche pennellata di Munch, si riflette sulla superficie dei laghi e sulla facciata del castello, delineandone la figura, rendendolo unico in un contesto paradisiaco, quasi fuori luogo, sicuramente fantastico. 

Al porticciolo, una barca a vela, con un anziano marinaio lituano al timone, traghetta i cuori e le anime in quel silenzioso, caldo e misterioso angolo sperduto di europa, dove nessun rilievo e degno di nota ma dove i colori ridisegnano una skyline che non c'è, dove le osterie del porto offrono Zeppelin & Selvaggina invece che pescato locale, dove con qualche decina di euro si può vivere un territorio inesplorato, ordinato, silenzioso...

...quel silenzio che sembra un urlo per una nazione che ha riconquistato la propria indipendenza, libertà...ed ora attende alle porte dell'Europa nel miraggio dell'ennesima globalizzazione culturale...che non toccherà mai Trakai, dove in silenzio il sole tramonterà sempre sull'acqua dolce del lago dando spazio al crepuscolo ed alla fiera di luminarie e luci del villaggio dove i pescatori mangiano carne e patate, dove lo stridente silenzio fa da metronomo ai pensieri di ogni viaggiatore. 

Gastronomia locale: 

- Zeppelin (grossi gnocchi di patate a forma di....dirigibile) in qualsiasi forma e condimento. 
- Selvaggina. 



Scritto da Andrea Ferrari, NaiFer



"Il viaggio non finisce mai, solo i viaggiatori finiscono."

José Saramago


martedì 18 novembre 2014

SPECIAL - A Dresda la casa che suona

Fullen Wall. La casa dalle grondaie che suonano.

A Dresda l’arte è ovunque: nei teatri, nelle pinacoteche, nei palazzi, ma anche sulle facciate delle case.

Passeggiando per il quartiere artistico, infatti, e più precisamente in Görlitzer Straße 25, non si può non notare "la casa dalle grondaie che suonano" diventata ormai una delle maggiori attrazioni turistiche della città grazie ad un complicato sistema di grondaie e condutture che trasforma il rumore della pioggia in un’opera d’arte sonora.

Le grondaie di ottone di questo singolare edificio dalle pareti turchesi sono collegate l’una all'altra da numerosi imbuti che ne trasformano la facciata in un gigantesco organo che funziona ad acqua.

Si tratta di un originale esperimento artistico che prende il nome di "Countryard of Elements" in cui le facciate degli edifici diventano uno strumento musicale che sfrutta e potenzia il suono della pioggia. 

Il progetto è nato grazie alle menti geniali di tre artisti, la scultrice Annette Paul e i designer Cristopher Rossner e Andre Tempel, che nel nuovo quartiere studentesco di Dresda, Kunsthofpassage, hanno voluto far si che il suono della pioggia entrasse a fare parte di una spettacolare orchestra sinfonica. 

“La musica è architettura svolta, mentre l’architettura è musica pietrificata”. 
Göethe

Scritto da Laura Baschirotto, NaiFer

martedì 11 novembre 2014

Song for Zula dei Phosphorescent

Originario del profondo Sud America, irrompe nel mercato depistando le aspettative del pubblico. Phosphorescent, o meglio, Matthew Houck è l'uomo nascosto dietro questo soprannome. 

La sua proposta del 2013 prende il nome di Muchaco, come omaggio allo Yucatan, ancora su etichetta Dead Oceans come i precedenti album. Una temeraria rivisitazione soft-country in chiave moderna, un atipico atteggiamento cantautorale molto coraggioso. Una nuova varietà di suoni in chiave elettronica prendono il sopravvento in questo nuovo album, spaziando dai fiati agli archi, dalle percussioni alla steel guitar.

Complice del suo determinato atteggiamento è anche il triplo sold out alla Brixton Academy come gruppo di supporto dei The National, in cui Houck rischia tutto e per questo si ripropone in forma rinnovata che lo spinge alla produzione di un disco anticonvezionale.

Song for Zula è il primo singolo d'esordio di Muchaco; un punto di partenza di tangibile bellezza. Delicato e disperato, personale ed intimo. 
Un urlo al rinnovamento colmo di passione e dolore.


Scritto da Federica Marta Puglisi, NaiFer




Il Wasabi Dress  di "Song for Zula":


Koufonisia, Grecia
Poco più di uno scoglio, molto più di un'isola. Un concetto di viaggio. 

Koufonisia é la piu' bella tra le Piccole Cicladi; pochissimi kilometri quadrati di una terra piatta e arida interrotta da un'unica strada asfaltata, ma circondata da un mare turchese e sabbia di un bianco assoluto che sfuma nel rosa.

Una manciata di case che guardano verso il porto, raccolte attorno all'unica piazza. Architettura tipica delle Cicladi, casette basse dipinte a calce, persiane azzurre. E bouganville, enormi e rigogliose.

Koufonisia non é un'isola per tutti, non ci si arriva comodamente con un volo charter, né direttamente in traghetto dal Pireo. Non ci sono discoteche, né alberghi di lusso; si puo' dormire negli appartamenti spesso spartani della Chora e provare ogni sera una taverna diversa.

A Koufonisia non c'è fretta, si riesce a ridare il giusto valore al tempo.

Le bellissime spiagge sono tutte libere e raggiungibili a piedi dall'unico villaggio, seguendo il perimetro dell'isola. 

La sera, quando il sole scende e le barche dei pescatori si riflettono nelle acque turchesi del porto non si può fare altro che sedersi sul molo con un bicchiere di ouzo e meditare sul senso della vita.

*Appartamenti da 40 Euro, Traghetto a/r da Naxos da 30 Euro 

Scritto da Laura Ferloni, NaiFer



Ricetta - La Pita

Farina 00, 250 gr
Farina manitoba, 250 gr
Acqua, 300 ml
Olio di oliva extravergine, 30 gr
Sale, 12 g
Malto, (o zucchero) 1 cucchiaino
Lievito di birra fresco, 12 gr fresco (disidratato 4 gr)


La pita è il pane tondo, piatto e morbido tipico della Grecia e di molti altri paesi del Medioriente e viene usata per accompagnare molte pietanze e come base per il gyros.

Per pareparare le pita, versate il lievito di birra disidratato (o fresco) in una ciotolina con poca acqua e il malto (o lo zucchero). Mescolate bene e unite il composto alle due farine dentro ad una ciotola. Impastate. Nella restante acqua tiepida sciogliete il sale e l'olio. Versate l’acqua con il sale e l'olio sulla farina e impastate fino ad ottenere composto uniforme. Trasferitelo su di una piano di lavoro e continuate a lavorare l'impasto e modellatelo come una palla. Fate lievitare l'impasto delle pita in una ciotola oliata e ricopritela con pellicola trasparente. Mettete a lievitare nel forno spento per due ore. Quando l'impasto avrà raddoppiato di volume dividetelo in 8 parti del peso di circa 100 gr l’una e date ad ogni pezzo la forma di pallina. Stendete con un matterello fino ad ottenere delle sfoglie leggermente ovali di circa 20 cm di diametro. Sistemate le pita su una teglia, foderata con carta forno, in modo che non siano attaccate tra loro e spennellatele leggermente con un’emulsione di olio e acqua. Lasciatele lievitare coperte con della pellicola per almeno 40 minuti. Terminata la lievitazione, infornate le pita per 5 minuti, il tempo che si dorino nella parte inferiore e restino bianche in quella superiore e conservatele immediatamente impilate in un contenitore non areato.



"L'unico vero viaggio verso la scoperta non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi, 
ma nell'avere nuovi occhi."
Marcel Proust

martedì 28 ottobre 2014

Il Wasabi Dress di "For Now I Am Winter" di Ólafur Arnalds

Nato ventotto anni fa in terra islandese, Ólafur Arnalds é uno dei compositori più giovani e brillanti della scena modern-classic contemporanea. 
Polistrumentista eclettico vanta numerose collaborazioni nella sua fresca carriera già molto prima della pubblicazione del suo disco d'esordio nel 2007 "Eulogy for Evolution", stesso anno in cui registrò il tutto esaurito alla Barbarican Hall di Londra in tour con i Sigur Rós.


Un percorso intenso quello che lo conduce al 2013, l'anno di "For Now I Am Winter" scritto a quattromani con il cantante Arnór Dan Arnarson


Dense sezioni d'archi avvolte dalla voce di Arnór Dan Arnarson scivolano su un'elettronica sempre più presente. Loop e sintetizzatori prendono la scena dietro le quinte di questo paesaggio gelido e sterminato, dove ogni ritmo, sembra servire solo per ricordare lo scorrere inesorabile del tempo. La sua inarrivabile sensibilità è tangibile in quel filo conduttore presente tra tutte le tredici tracce.

Un tentativo, un compromesso o forse la prima di una serie di pagine per espandere i propri orizzonti creativi. Un abbraccio tra cantautorato e neoclassicismo, sempre malinconico e minimalista ma intriso di meravigliose sfumature degne del suo titolo.


Scritto da Federica Marta Puglisi, NaiFer




Il Wasabi Dress di "For Now I Am Winter ":

Canada: tra natura e silenzio 

Vaste distese di praterie, sconfinate foreste, una natura infinita, un mondo quasi incontaminato. Queste le immagini che solitamente evoca il Canada, una terra bellissima e cosi vasta da racchiudere paesaggi e climi diversissimi tra loro. Programmare un viaggio da queste parti richiede un certo impegno poiché tante sono le meraviglie naturali da scoprire, ma tanta è anche la distanza da percorrere per spostarsi da un luogo all’altro. Meglio allora concentrarsi su una zona specifica per scoprirne i tesori e godere appieno di ciò che può offrire.

Una delle provincie più visitate è sicuramente l’Alberta sul cui territorio si ergono le Montagne Rocciose Canadesi il cuore della cui catena è formato dai parchi di Banff, Jasper, Yoho e Kootenay, considerati patrimonio mondiale dell’umanità. Banff, il più famoso di questi parchi ,è senza dubbio una tappa obbligatoria per chi vuole perdersi nell’immensità della natura canadese, specchiandosi in laghi quasi incantati incorniciati da vette innevate incontrando particolari compagni di viaggio come delle apparentemente innocue alci o simpatici grizzly. 

La Icefields Parway che con i suoi 230 km di lunghezza collega Banff con Jasper ed è una delle piu’ grandiose strade panoramiche a livello mondiale. Percorrendola i visitatori possono ammirare le vette piu’ elevate delle Montagne Rocciose Canadesi, i ghiacciai e i nevai, foreste, laghi e fiumi selvaggi. Piu’ o meno a metà del percorso si erge imponente l’Athabasca Glacier, il ghiacciaio piu’ ampio e accessibile delle Montagne Rocciose, solenne reliquia dell’Era Glaciale. Da metà aprile a metà ottobre è possibile visitare la base del ghiacciaio a bordo di un ice explore una sorta di pullman attrezzato per questo tipo di superficie. Si tratta di un’esperienza unica ed indelebile, soprattutto considerando che a causa del cambiamento climatico sul nostro pianeta, nell’ultimo secolo il ghiacciaio si è ritirato considerevolmente.

Il periodo maggiormente consigliato per visitare questi luoghi va dalla tarda primavera all’inizio dell’autunno, ma certamente ogni stagione mette in risalto aspetti particolari e unici di questa straordinaria terra.


Scritto da Laura Baschirotto, NaiFer


Il Viaggio d'Inverno, Amélie Nothomb

"Innamorarsi d’inverno non è una buona idea. I sintomi sono più sublimi e più dolorosi. La luce perfetta del freddo incoraggia il cupo diletto dell’attesa. Il brivido esalta lo stato febbrile."

Un viaggio nella Parigi irrigidita da un'inverno glaciale. Un viaggio che ne racchiude molteplici e differenti. Il viaggio dell'aereo che sta per decollare, fisico e tangibile anche se proiettato nel futuro prossimo; il trip psichedelico, viaggio mentale per esplorare mondi creati apposta per gli spettatori increduli; il viaggio letterario dall'Odissea fino agli straordinari romanzi di una scrittrice autistica. Un romanzo che parla d'amore e di odio, di bellezza e di frustrazione, di sottomissione e di dominazione. 

Zoile, all'apparenza banale impiegato di una compagnia elettrica, ripercorre attraverso un lungo flash back sotto forma di mémoire i fatti che l'hanno portato ad essere sul punto di imbarcarsi su un volo che dirotterà per abbattere la Tour Eiffel.

Durante un sopralluogo per conto della società per cui lavora, Zoile visita il gelido appartamento dove la bellissima ed eterea Astrolabe vive con Aliénor, una scrittrice geniale colpita da una particolare forma di autismo che la rende incapace di occuparsi di sé stessa.

Da questo incontro scaturisce una passione improvvisa e folgorante, inizialmente non ricambiata da Astrolabe che percepisce come missione e come dono la possibilità di accudire una persona del calibro intellettuale di Aliénor, rifiutando qualsiasi altra possibilità la vita le presenti. Inizia così per Zoile quasi una sfida con sè stesso, la conquista diventa un obiettivo di guerra e tra cene, letture e qualche caffé si insinua nella vita delle due donne e instaura una strana e ambigua relazione con l'algida Astrolabe. Aliénor è spettatrice curiosa e innocente della manovra di seduzione, testimone onnipresente delle esperienze che Zoile propone ad Astrolabe, come il memorabile viaggio sensoriale scatenato dal dejeuner sur l'herbe in soggiorno a base di funghi allucinogeni.

Astrolabe non si arrenderà alla promessa di felicità di una vera storia con Zoile fino al momento in cui lui prende la sua decisione e si prepara all'atto estremo.

Un viaggio tra l'amore e l'odio, dunque. Sul confine, sottilissimo, tra fuoco e ghiaccio, tra azione e intenzione. Frasi brevi, veloci, spezzate e un'intensità narrativa fuori dal comune. Una Nothomb strepitosa.

Scritto da Laura Ferloni, NaiFer



"Il ritmo ha qualcosa di magico; ci fa perfino credere che il sublime ci appartenga."
Johann Wolfgang Goethe




martedì 21 ottobre 2014

SPECIAL - A Bruges la birra passa sotto terra. Dove l'intuito unisce ecologia e risparmio.


Ci troviamo in Belgio, precisamente a Bruges, la soprannominata "Venezia del Nord".



Graziosissima cittadina con un centro storico nominato nel 2000 patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, accoglie ogni anno ventimila turisti per la festa della birra. Bruges dall'anno prossimo avrà una marcia in più.

Dopo aver ottenuto l'autorizzazione del comune, la De Malve Mann ha reso pubblica la sua innovativa iniziativa.

Per risparmiare nei trasporti e salvaguardare l'ambiente ha consegnato e ricevuto approvazione per un progetto davvero originale. Un vero e proprio "birradotto" sotterraneo di circa 3 km; dalla fabbrica fino allo stabile di imbottigliamento eliminando così dalla circolazione 500 camion ogni giorno.


A carico interamente della distilleria, questa idea renderà Bruges una cittadina unica al mondo, non solo per la sua bellezza.

Scritto da Federica Marta Puglisi, NaiFer

martedì 14 ottobre 2014

Il Wasabi Dress di "Everyday Robots" - La reale solitudine nel favoloso progredire della scienza

Nato a Londra il 23 Marzo 1968, Damon Albarn è una delle figure più influenti della scena musicale degli ultimi 20 anni. 
Un cantante, un produttore, un compositore. 

Voce e leader di un gruppo capostipite del britpop inglese, i Blur; in compagnia di menti geniali come Graham Coxon, Alex James e Dave Rowntree scalò le classifiche mondiali, testa a testa con i fratelli Gallagher.

Come se il successo non fosse abbastanza, fondò in compagnia di Jamie Hewlett nel 2000 i Gorillaz, band virtuale che vantò oltre 5 milioni di copie vendute. 

Le collaborazioni di Albarn sono milioni. Dopo i Gorillaz, Mali Music, The Good The Bad & The Queen, Rocket Juice & the Moon innumerevoli altre produzioni. 

E poi, poi una pagina nuova. Il 20 Gennaio 2014 come "anticipazione" del suo nuovo disco solista pubblica su YouTube "Everyday Robots", produzione curata da Richard Russell con la collaborazione di Brian Eno.

È proprio così che a 46 anni sceglie di mettersi a nudo; senza pseudonimi, fictions, animazioni surreali; Damon Albarn si siede su quello sgabello e inchina la testa. Un album totale, una rappresentazione delle sue molteplici esperienze e capacità, un'unione di innovazione ed emozione.

A rendere tangibili le sue parole, una surreale rappresentazione pochi giorni fa al Miraikan (Museo nazionale della nuova scienza e dell'innovazione di Tokyo) dove Albarn si ritrovò a suonare davanti a due donne realmente androidiUn messaggio forte verso questa società emotivamente costretta ad una reale solitudine con il favoloso progredire della scienza.


"Everyday Robots" di Damon Albarn
Scritto da Federica Marta Puglisi, NaiFer


Il Wasabi Dress di "Everyday Robots":



Norwegian wood. Tokyo blues di Haruki Murakami
"‎If you only read the books that everyone else is reading, you can only think what everyone else is thinking."

Tokyo Blues é un prodotto atipico nella prolifica bibliografia di Murakami; non ci sono scenari onirici né realtà parallele a stordire il lettore e a risucchiarlo nel vortice di una lettura compulsiva.

Si tratta di un romanzo più convenzionale, per certi versi mainstream ma senza mai nemmeno sfiorare la banalità. Definirlo un romanzo di formazione é sicuramente riduttivo, ma aiuta a contestualizzarlo.

Siamo nella Tokyo del 1968; Watanabe è innamorato da sempre di Naoko, la ragazza del suo migliore amico morto suicida durante il periodo del liceo. Sono gli anni dell’università, che Watanabe frequenta con fatalismo, galleggiando nella mediocrità salvato solo dalla purezza della sua relazione con la fragile Naoko. I due ragazzi passano intere giornate a passeggiare in una Tokyo sonnolenta, spesso senza nemmeno parlarsi ma scaldandosi l’anima a vicenda grazie alla sola presenza fisica. L’amicizia tra Watanabe e Naoko diventa un legame fortissimo, ma non sufficiente per permettere a Naoko di affrancarsi dalla depressione. La ragazza decide di chiudersi in un isolamento spontaneo per cercare un palliativo al dolore che le procura la vita, ricoverandosi in una clinica lontana da qualsiasi forma di civiltà. Il distaccarsi anche fisicamente dal resto del mondo non la aiuterà a sopportare il peso schiacciante dell’esistenza e la sua estrema fragilità riuscirà alla fine a vincere sulla sua volontà.

Un romanzo sull’amicizia, ma anche sulla morte che é una presenza costante lungo tutto il racconto; Murakami riesce come sempre ad affrontare l’argomento, e a farlo essere quasi protagonista del libro, con una delicatezza e un pudore profondamente orientali.

Un’aura di sconfitta, di annientamento, permea entrambi i personaggi fotografandoli nella loro immobilità coatta, nella loro illusione di avanzare controvento. 

Un libro sulla paura di crescere, sulle aspettative e sui sogni. 
Un Murakami intensissimo e vero.

"Norwegian wood. Tokyo blues" di Haruki Murakami
Scritto da Laura Ferloni, NaiFer



Ricetta - Gnocchi Molecolari

Ingredienti:
30 gr di fecola di patate o amido di riso o amido di mais
Acqua
Sale

Mettete un po' d'acqua in un pentolino, aggiungete gli amidi con un cucchiaio e stemperateli in modo da formare una sospensione piuttosto torbida e densa. A questo punto, mettete il pentolino sul fornello. Noterete che il liquido diventa improvvisamente molto viscoso, fino a trasformarsi in pochi secondi in una massa gelatinosa, che ha catturato tutta l'acqua. Togliete il pentolino dal fuoco, lasciate raffreddare e poi lavorateli come gli gnocchi tradizionali, cioè tagliate il gel di amidi a piccoli tocchetti.



"La tecnologia non tiene lontano l'uomo dai grandi problemi della natura, ma lo costringe a studiarli più approfonditamente."

Antonie de Saint-Exupéry