giovedì 22 marzo 2018

Intervista ai Safari

Sonorità rock talvolta punk fanno da sfondo a testi in italiano. Chitarre distorte, bassi saturi e ritmiche nervose li caratterizzano.  Nel luglio 2017 il primo Ep "La Gente Non Sta Bene" 4 tracce prodotte da Manu Fusaroli. Del singolo che da il nome al disco anche un video, un bel video. 

Sembrano un po' matti e decisamente sopra le righe ma noi li abbiamo trovati  incredibilmente bravi.

Signore e signori... i Safari. 
Buona lettura!

Chi sono i Safari? 
Bella domanda, ce lo chiediamo spesso anche noi. Siamo tre ragazzi che non sapendo bene dove stare in questo mondo si rinchiudono in una saletta a Genova Borzoli, un ex-mattonificio, e suonano quello che gli passa per la testa, musica grezza e diretta. No, a parte gli scherzi, andiamo anche in giro ad ubriacarci ogni tanto. 

In "solo l'amore ci salverà" c'è un refrain che dice "e io continuo a confondere I colori, mentre alternano stagioni"...se doveste dire di che colore è il vostro album, quale scegliereste? 
Assolutamente rosso; è il colore principale della copertina dell’album, disegnata da Matteo Anselmo, artista genovese pazzerello come noi. 

I testi dei Safari: introspezione mischiata a spaccati sociali, bella storia, ma...come vi salta in mente di accostare intimismo e analisi contemporanea nello stesso testo? 
C'è una grande riflessione e ci piace molto, siamo curiosi di sapere come vi viene! 
In realtà la riflessione la crea proprio il sistema in cui viviamo. Se uno riesce a non farsi lobotomizzare da questo sistema folle, e non crede ai suoi principi fondanti, allora è costretto a pensare. E se pensa, capisce che questo sistema non ha senso, e cerca una valvola di sfogo, che sia anche un mezzo per comunicare e per evidenziare le assurdità che si vedono e si sentono in giro. La musica è il mezzo che noi usiamo per comunicare tutte queste cose. 

Il sound di questo disco poggia su queste due basi, a nostro avviso: ottima capacità esecutiva, un buon lavoro mix/master e degli arrangiamenti che riportano ad un rock che in Italia non si sente quasi più (lacrimuccia nostra di nostalgia). Raccontateci come nasce "la gente non sta bene", dalla selezione dei pezzi, alle registrazioni, alla produzione finale. 
La frase “arrangiamenti che riportano ad un rock che in Italia non si sente quasi più” è una delle cose più belle che ci siano mai state dette, per cui intanto vi diciamo grazie e ci asciughiamo anche noi le lacrimucce. La Gente Non Sta Bene nasce dalla testa e chitarra di quello squilibrato del nostro cantante e chitarrista Davide Logozzo, che ha concepito i pezzi e li ha fatti crescere in saletta insieme alla batteria di Daniele e al basso di Sergio. Alcuni pezzi esistevano in forma più grezza già da un po’ di tempo, altri sono più nuovi. Per caso siamo riusciti a contattare Manu “Max Stirner” Fusaroli, tramite i Voina che ci hanno fatto avere i suoi contatti, e ci siamo ritrovati a luglio del 2017 a Ferrara presso il Natural Head Quarter Studio a registrare quattro tracce che fanno parte del nostro EP. Se questo lavoro è uscito così com’è è merito anche di Manu Fusaroli che ha messo del suo, in parte sugli arrangiamenti e sulla sistemazione di alcuni testi. 
Abbiamo sudato molto, era estate ed eravamo in un casolare in mezzo alla campagna, ma ne è valsa la pena.

...dicevamo di questo rock alla vecchia e cara maniera italiana: quali influenze musicali di ognuno di voi convergono a comporre la formula segreta dei Safari? Cosa ascoltate?
Cerchiamo di ascoltare musica a 360°, ma è inutile dire che le influenze arrivano dal rock italiano (primi Litfiba e Afterhours, CCCP, Teatro degli Orrori, Ministri, Voina) e dal rock internazionale (Royal Blood, Sonic Youth, Queen of the Stone Age, ecc.)

Genova: città carica, viva, piena di colori, città che ha sempre donato parecchio alla cultura su tutti i fronti. Che aria si respira a Genova adesso da quel punto di vista? Notiamo che in generale c'è un appiattimento ovunque, ce lo confermano le varie band con cui veniamo in contatto, diteci almeno voi che c'è un fermento in cui sperare. 
Vorremmo che la prima frase della domanda rappresentasse ancora la nostra città. C’è da dire una cosa positiva però: ci sono tanti ragazzi come noi che si sbattono per diffondere il più possibile la musica, creare eventi e luoghi dove questa possa ancora diffondersi ed esprimersi liberamente, al di là della convenienza economica o altro. 
 È grazie alla passione verso la musica se ancora esistono delle realtà interessanti a Genova. 

I Safari fuori dai Safari: raccontateci un mercoledí tipo
Serata di prove in saletta: Dani arriva in anticipo, Sergio arriva in ritardo, Davide arriva quando cazzo vuole, ci si insulta un po’, si sparano due cazzate e poi fortunatamente si inizia a suonare. E poi capita qualche volta dopo le prove di andare nei vicoli a bersi una birretta, anche se il giorno dopo si lavora perché non lo direste mai ma ancora non ci viviamo di musica. 

Disco nuovo significa tour: dove veniamo a vedervi live? 
Abbiamo già fatto diverse date da inizio anno a Genova e in Liguria, l’ultima il 16 marzo ad Alassio a Circolo Arci Brixton. Le prossime date sono: giovedì 22 marzo al Viandante a Carrara, e lo stesso giorno avremo un’intervista a Radio Riserva Indie e il 4 maggio al Circolo Stranamore a Pinerolo. Potrebbe uscire anche qualcosa ad aprile ma per scaramanzia non diciamo ancora nulla. La programmazione è sempre in aggiornamento. Potete trovare tutte le novità sulla nostra pagina FB

WASABIDRESS
Una canzone che i rappresenta come gruppo potrebbe essere Figure It Out dei Royal Blood. Soprattutto i primi tempi ci trovavamo spesso ad iniziare a suonare il riff di questa canzone per divertimento e poi trovarci ad improvvisare ed a jammare su questo pezzo, magari per un quarto d’ora di fila, senza sapere mai dove si sarebbe andati a finire. 

L’improvvisazione e le jam in studio sono parte integrante del nostro suonare, sono divertimento allo stato puro, senza pensieri né organizzazione, e magari possono anche portare a nuove idee per nuovi pezzi. 

Anche se non c’è un collegamento diretto, il cuore ci porta un po’ anche a Cuba. Io (Sergio) ci sono stato due anni fa in vacanza con la ragazza e degli amici e ci siamo innamorati di quel paese. Sembra di vivere negli anni ’50 e si sente musica, si suona e si balla a qualsiasi ora del giorno. Davide adora i Buena Vista Social Club e anche lui un giorno vorrebbe andarci. Mi ha consigliato di vedere il documentario che è stato fatto su questa grande band. 

 Daniele adora il rum, come me, perciò sembra che Cuba ci unisca un po’ tutti e tre in qualche modo. Chissà che il nostro Safari un giorno non ci porti di nuovo a Cuba. 


Intervista scritta da Sergio Rigoli a cura di Roberto Panighi


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martedì 20 marzo 2018

Segnali alieni in casa tua? Oggi puoi scoprirlo con il tuo pc.

Forse non tutti sanno che da quasi un ventennio esiste un progetto chiamato Seti@home.

Pensavate si trattasse di un delivery alla moda per la consegna di piatti esotici, vero? Invece no. Parliamo di un progetto mondiale che analizza i segnali captati dai radiotelescopi orientati verso lo spazio. L'obiettivo è di ricercare segnali e rumori di intelligenze extraterrestri all'interno in una larghezza di frequenza Hz molto ristretta. Questi segnali e rumori non esistono in natura e la loro scoperta sarebbe la prova logica di una tecnologia extraterrestre.

La quantità di questi dati è enorme e inizialmente venivano elaborati da un solo computer. Nacque l'idea brillante di sfruttare i computer connessi a internet così da avere a disposizione un supercomputer virtuale.

SETI League photo
Il Seti@home project funziona semplicemente: si scarica il software che farà il download di un pacchetto di dati da pochi kB, poi inizia l'analisi che avverrà in background lasciando il computer libero di fare qualsiasi altra funzione. Quando l'analisi viene conclusa il pacchetto viene rispedito al server della Berkley University in California e il software proseguirà con il successivo ripetendo l'operazione. Incluso nel software c'è uno screensaver che mostrerà il processo di analisi tramite un grafico 3D.

La possibilità di trovare un segnale extraterrestre è minima ma come Jodie Foster nel film Contact, non arrendetevi! Chissà che non capiti proprio a te di trovare un segnale Candidate. Candidate? Si esatto, è così che si chiama un segnale radio che analizzato risulta emesso da una sorgente non naturale.

Confessa adesso che la cosa è interessante e non stai più nella pelle...

Questo è link del Seti Italia da cui puoi iscriverti e contribuire allo sviluppo questo progetto.
Come si dice in questi casi: good luck!

Scritto da Lorenzo Guarascio


martedì 6 marzo 2018

SPECIAL - "Ark Nova" l'enorme teatro mobile


Un bulbo di poliestere gonfiabile viola, un guscio con la stoffa di un paracadute. Disegnata da Arata Isozaki e dall'artista indiano Anish Kapoor, l'installazione è stata realizzata a nella costa est del Giappone, come simbolo di riscatto per un paese che sta ancora pagando un prezzo carissimo per il terribile tsunami e lo spaventoso terremoto del marzo 2011.




L'ideatore sostiene sia una struttura che definisce lo spazio per la comunità e per la musica, racchiuso dal colore e dalla forma; lo studio architettonico va molto oltre ciò che in apparenza sembra. A livello tecnico gli ingegneri che hanno realizzato il progetto sono andati a fondo nella sperimentazione emozionale.


Uno spazio vibrante, un continuo divenire, un approccio biologico con questa straordinaria forma bulbosa, organica. Un'associazione profonda di questa "membrana" tra i nostri organi e la musica, un'unione di spazio e respiro, colore e struttura. 

Un teatro viola poi, la dice lunga; oltre ogni scaramanzia, oltre ogni credenza popolare. 
Un messaggio "pulsante" quello che lasciano questi artisti al patrimonio mondiale. 

Ark Nova, letteralmente "La Nuova Arca".

Una cattedrale moderna pronta a seguire il palinsesto; letteralmente.



Scritto da Federica Marta Puglisi

giovedì 1 marzo 2018

Acquerello come forma d'arte | Intervista a Ilaria Crescenzo


Acquerello: I lost my keys - Tema: Mondanità
Ci siamo imbattuti in questo profilo Instagram @skeletons_closet e abbiamo voluto sapere qualcosa di più di questa giovane artista milanese.


- Ilaria, donna e artista, come ti descriveresti? 
Creativa, lunatica, irascibile, sensibile, insicura ma decisa quando devo. 

- I primi rudimenti di disegno a quando risalgono? Come si è evoluto il tuo stile? 
Il disegno c’è stato fin da piccola. Ricordo che alle elementari la maestra mi faceva illustrare le poesie che studiavamo. Alle medie ero tra quelli che disegnavano le copertine del giornalino scolastico. 
Al liceo riproducevo illustrazioni e fumetti. In quegli anni studiavo grafica pubblicitaria che poi diventò il mio lavoro. Il disegno non se ne è mai andato. Il mio stile è cambiato, cresciuto e assieme a me si sta definendo sugli ultimi lavori in acquarello. Sono in continua evoluzione. 

- Come è iniziato il tuo percorso d’artista? 
È iniziato tutto quando sono andata a vivere da sola. Traslocando da casa dei miei genitori mi accorsi che dalle mie cianfrusaglie, dai libri e dagli oggetti emergeva tanta arte. Tanta di più rispetto a quella che pensavo di avere dalla vita e dal lavoro di grafico che avevo fatto per anni. Sembrava la casa di un altro! In quel momento mi resi conto di aver abbandonando troppo a lungo i miei interessi. 

Ilaria Crescenzo

- Hai avuto un Maestro, qualcuno che ti ha ispirata oppure incoraggiata nel tuo percorso di artista? 
Un vero e proprio Maestro non l’ho avuto. Le persone che mi sono vicine e che mi vogliono bene mi hanno sostenuta e continuano a farlo. Traggo ispirazione da chiunque mi trasmetta qualcosa di particolare capace di colpirmi. 

- Dal tuo curriculum possiamo leggere una grande esperienza nel packaging. Nomi come Inform, Robilant Associati, Futurebrand. Queste realtà hanno contribuito alla tua arte? 
Il packaging ha influito sulla mia professione ma non nella mia arte. Quel lavoro mi ha permesso di specializzarmi nello sconfinato mondo del graphic design. Avevo lavorato in agenzie dove ho potuto imparare un mestiere che tutt’ora mi permette di vivere. Oggi grazie alla mia esperienza ho aperto assieme ad altri professionisti uno studio di progettazione. 

- Sul tuo profilo Instagram abbiamo visto diverse pubblicazioni di soggetti femminili in acquarello. Solo loro il tuo soggetto preferito? 
Si, la donna vista come stato d’animo. Ho scelto la figura femminile a rappresentare questi stati d’animo perché si sa che le donne sono umorali e che vanno a tre quarti di luna. Le mie donne sono sospese in un mondo tutto loro. 

- Abbiamo letto da alcuni disegni i nomi di Gorey e Carroll. Chi è oppure chi sono i tuoi artisti preferiti? 
Gorey mi piace per lo stile vittoriano e macabro delle sue illustrazioni, per la sua personalità come uomo e come scrittore. Carroll mi aveva ispirata pensando alla sua storia di “Alice nel paese delle meraviglie”.  Tra i miei preferiti c’è Hugo Pratt per il suo personaggio di “Corto Maltese”, l’acquarello e la sua tecnica. Jean Giraud, alias Moebius, per le sue illustrazioni. Quando ero bambina leggevo i fumetti di mio padre disegnati da Giraud. 

- Possiamo dire che l’acquarello sia l’espressione che preferisci? 
Amo la sua leggerezza e la sensazione di evanescenza che mi trasmette. Ho studiato la tecnica da autodidatta sperimentando fino a raggiungere uno stile personale. 

- Domanda secca a risposta secca: qual è l’opera che ami di più? 
“Jeune fille en vert” (Ragazza con i guanti) di Tamara De Lempicka una pittrice degli anni ‘20 per il suo stile moderno e innovativo. 

- In pieno mood Wasabi Dress: tre cose meritevoli che descrivono il tuo ambito culturale? 
Per primo il libro “A smile in the mind” di Beryl McAlhone sul pensiero creativo nel graphic design, poi l’album “Welcome to the sky valley” dei Kyuss e per finire la ricetta Uovo sbattuto con caffè.


 Intervista a cura di Lorenzo Guarascio