martedì 16 ottobre 2018

Intervista a caldo | I Pixel

Intervista ad Andrea Briselli, voce e chitarra de I Pixel, in occasione del B-Art Festival di Milano.

Partiamo parlando del nuovo disco: "Perfettamente inutile" è un titolo bello tosto, due parole che messe assieme creano un bel contrasto.
È un ensemble che definiremmo decadente. Che cosa vuole raccontare questo disco?

Il concetto di assemblare il titolo "Perfettamente inutile", quindi quello di mettere assieme due parole che contrastano fra loro, è una una direzione che abbiamo usato anche nei due EP precedenti. Un nostro marchio di fabbrica sostanzialmente. Il primo EP lo abbiamo chiamato "Niente e subito", il secondo "Mondo vuoto". Non sappiamo ancora se il prossimo disco manterrà il patto con questo concetto, staremo a vedere.
Il titolo è ispirato al Ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde, o meglio ad una frase contenuta nella prefazione di quel romanzo: "Tutta l'arte è perfettamente inutile". Per noi ha significato questo, che è poi quello che vogliamo trasmettere col titolo di questo album: ogni artista nel suo piccolo deve cercare di creare al meglio delle proprie possibilità, quindi "perfettamente", nonostante l'arte a livello concreto possa essere definita come "inutile", nel senso che nel mondo le cose concrete sono altre, come ad esempio la politica, l'economia...

Il vostro stile testuale comincia ad assumere un'identità più matura e forse più diretta rispetto ai precedenti lavori. Pochi fronzoli, arrivate con parole che sono messe assieme con meticoloso criterio. Ora si intuisce che in voi non c'è più solo la sana voglia di salire su un palco, fare musica e dare al momento quello che arriva ma c'è la virtù di farvi capire al volo anche da chi distrattamente incappa in voi come potrebbe essere stato esempio stasera. Chi vi ascolta la prima volta percepisce al volo che cosa volete dire ed è importante. Questa è una svolta oppure la giusta conseguenza la vostra maturazione?

La parte testuale ha sempre riguardato me (chi parla è Andrea, voce e chitarra del gruppo), che scrivo i testi senza l'intervento degli altri membri del gruppo: fondamentalmente come individui ci conosciamo da molto, viviamo un percorso di vita similare e quindi ci ritroviamo tutti in quello che metto in parole. Lavoriamo invece tutti assieme invece sulla parte musicale ed intervenendo poi per ragioni di metrica, se serve, sui testi.

Possiamo affermare che si sposano molto bene assieme.

Parole e musica? Assolutamente sì.

E lo stile di scrittura?

Per quanto riguarda lo stile di scrittura ci sono diverse tecniche che si possono adottare nel momento in cui si scrive. O si racconta una storia, oppure una canzone può essere una sorta di collage di frasi messe insieme. Negli ultimi dischi ho sempre utilizzato questo secondo metodo perché mi piace pensare che ogni ascoltatore possa dare alle mie parole la propria chiave di lettura, piuttosto che parlare di concetti "espliciti".
Spesso nelle nostre canzoni non c'è un vero e proprio filo conduttore dall'inizio alla fine, solo nella prima demo, "Finché c'è tempo" (2014), quando eravamo più scanzonati sia come musicisti che come persone, tendevo più a raccontare degli episodi ispirati da vicende vissute in prima persona. In quelle tre canzoni lo stile di scrittura e il modo di trattare certi argomenti sono molto diversi dal mio stile attuale: parlavano di ragazze, di uscite al sabato sera, in modo molto adolescenziale. Dal primo EP in poi, la mia ambizione è di creare frasi che siano un punto di riflessione per l'ascoltatore. Gli autori che ascolto da diverso tempo a questa parte scrivono testi con questo metodo, sono stato influenzato da queste frasi che evocano immagini ed ho voluto iniziare ad adottare anche io questo tipo di scrittura.

Dopo  queste risposte viene spontanea una domanda. "Perfettamente inutile" suona bene nelle orecchie. È un disco fatto molto bene a livello di tecnica del suono; non che gli altri fossero fatti male, però questo arriva veramente bene. Nell'ascolto in ordine cronologico si percepisce questa evoluzione nel senso lato del sound. Che cosa è cambiato nelle fase di registrazione? Avete avuto dei tecnici più peculiari adesso oppure siete proprio voi che siete diventati più puntuali su determinate realizzazioni?

Per quanto riguarda lo staff che ci ha aiutati a registrare il disco, è stato lo stesso di "Mondo vuoto" quindi sicuramente non è quello il fattore. Il disco l'abbiamo registrato insieme a Leonardo Lombardi, uno dei ragazzi che gestisce La Clinica Dischi: Leo ci ha sempre aiutati sia in "Mondo vuoto" che in "Perfettamente inutile". 
In fase di registrazione è stato come dici tu, c'è più cura in ogni sfaccettatura del suono e con questo disco ci siamo detti: "non usciamo di qui finché non siamo soddisfatti di ogni singola parte, di ogni singola canzone" per cui anche a registrazioni finite magari io e Alex (chitarrista e tastierista del gruppo) ci ritrovavamo insieme per aggiungere violini ed altre parti che arricchivano l'arrangiamento.
Per esempio in "Carosello", "Perfettamente inutile" ed alcuni altri brani abbiamo introdotto anche le chitarre acustiche, strumento che non avevamo ancora utilizzato nei dischi precedenti. C'è stata una grande minuziosità in ogni singola parte di canzone. Abbiamo settato ogni singolo pedale (effetti per chitarre e basso - NDR) e abbiamo utilizzato anche con più cognizione le varie attrezzature presenti in studio. Ci siamo trovati bene a registrare lì anche per questo. Comunque per concludere devo ammettere che, purtroppo o per fortuna, sono io il più maniacale del gruppo.

Questo album lascia percepire una forte vena New Wave. Nella prima demo erano forti le influenze Punk rock, poi coi lavori successivi vi siete evoluti e ora arriva questo disco strutturato comunque senza perdere la vostra identità. Non si può sbagliare: quando uno ascolta I Pixel, ascolta I Pixel, ma questo "Perfettamente inutile" ha tanti accenni che ricordano gruppi come i Joy Division. È effettivamente così?

La vena New Wave sicuramente è presente e ancora una volta deriva fondamentalmente da me: sono fissato con molti gruppi di questo genere, di cui non farò i nomi perché non mi piace citare altri gruppi nelle nostre influenze, però sicuramente c'è e queste influenze sono più o meno riconoscibili.
Nelle ultime composizioni stiamo cercando di avvicinarci ad una formula più "orecchiabile", non a livello di arrangiamenti, ma a livello di struttura. Cerchiamo di non soffermarci su lunghe parti strumentali perché ci rendiamo conto che spesso all'ascoltatore la parte strumentale non arriva, preferiamo dunque mettere più cantato. Per quanto riguarda le nuove canzoni, stiamo cercando di introdurre elementi nuovi; dove prima magari avremmo messo un riff di chitarra ora cerchiamo di spaziare introducendo piuttosto una parte di sintetizzatore.

Stasera nella scaletta, in controtendenza con tutto quello che fanno le rock band durante il giro di promozione, voi avete fatto un sacco di pezzi nuovi. Ma nuovi nuovi. Perché questa scelta?

Nei nostri live abbiamo tanta voglia di suonare le nuove canzoni soprattutto per vedere la reazione del pubblico. Non c'è gente che ci preme dietro per non suonarle quindi noi ci sentiamo abbastanza liberi di provarle per vederne la risposta. Nella scaletta di stasera c'era un pezzo che abbiamo suonato per la primissima volta in concerto: si intitola "Ridotti Come Stracci".

Wow. Volevamo farvi i complimenti per questo. Presentare un pezzo nuovo live la prima volta, soprattutto in una città dove non siete mai stati, è sempre un brivido.

Modestia a parte, ci rendiamo conto in saletta durante le prove quando un pezzo può considerarsi finito. Ecco perché abbiamo osato.
Siamo contenti di essere così produttivi e poi, oltre i pezzi nuovi, suonare canzoni come "I Pregi di Cesc", che è del primo EP, è sempre bello, è un po' il nostro "classicone". 

Torniamo al nuovo disco. Il cantato sembra molto più vissuto e sofferto. Ad esempio dal vecchio materiale abbiamo un "Mondo vuoto" più onirico e un "Niente e subito" con un' interpretazione tutto sommato più lineare . Questo disco è uscito così "greve" nell'interpretazione, al di là dei testi. Che cos'è successo?

Credo sia molto dovuto anche a un fattore fisiologico. Quando ho registrato la prima demo avevo 17 anni, quindi per forza di cose la mia voce in questi anni sta cambiando. Sto sviluppando la voce questo è vero, ma sto anche lavorando a livello di interpretazione. Una volta sono anche stato preso in giro dagli altri del gruppo perché, riascoltando le tracce della voce isolate si sentivano proprio i miei respiri "sofferenti" fra una frase e l'altra. Questo perché quando registriamo cerco di immedesimarmi nella canzone, di interpretarla al meglio.

In 4 anni avete scritto parecchia roba e questo ci da la licenza di pensare che la vostra chat di WhatsApp sia piena di "musica", oltre alle solite cose di calcio, di altre di altre amenità. È così effettivamente? Al di là di WhatsApp, immaginiamo che abbiate già parecchia roba nuova pronta e tante bozze in progress.

Sì, oltre alle solite cazzate, nella nostra conversazione di gruppo ci sono anche tante nuove idee per nuove canzoni, ed a dimostrazione di questo vi è il fatto che questa sera abbiamo suonato quattro canzoni nuove. L'ultimo disco lo abbiamo finito di registrare nel settembre 2017, esattamente un anno fa. Da allora, ci sono già 4 canzoni totalmente finite raccolte nei precedenti mesi, una quasi terminata e un'altra ancora su cui stiamo lavorando, quindi siamo a "5 canzoni e mezzo" pronte per il nuovo disco.
Al giorno d'oggi purtroppo è difficile che una persona si metta ad ascoltare interamente il disco di un gruppo che non è ancora conosciuto a livello nazionale, però noi lo facciamo volentieri. Siamo del pensiero che se non fossimo a suonare, saremmo semplicemente a sprecare tempo in qualche altro modo. Le nostre cose riusciamo comunque a portarle avanti: tutti noi siamo studenti tranne Alex: nessuno sa che cosa faccia Alex! (risata).
Battute a parte, siamo contenti quando finiamo pezzi nuovi, ci fa sentire attivi come gruppo.

Ok, nell'ultima domanda dici una cosa che è molto forte che però è veramente lo specchio di quello che accade al giorno d'oggi. Non si fanno più gli album, o meglio si fanno ma si macellano sotto forma di singoli. I  ragazzini comprano i singoli e non c'è più questa cosa di voler ascoltare un disco dall'inizio alla fine. 
Se può esserci una colpa: di chi è? Di nessuno, nel senso che si chiama evoluzione, oppure si c'è una colpa e si chiama Spotify?

Rispondere con precisione a questa domanda è difficile ma, per esempio, le nostre canzoni su Spotify sono state inserite in playlist messicane, e non sarebbero arrivate lì senza Spotify: è uno strumento meraviglioso se lo si usa con criterio.
Forse è proprio una questione culturale, di come ci si approccia alla musica: molti ascolti dei nostri brani a Città del Messico ci fanno supporre che lì c'è l'abitudine ad ascoltare musica rock composta con chitarra e tutto il resto. In Italia al giorno d'oggi i generi che vanno sono altri; non è che noi ci lamentiamo di questo ma forse si parla proprio di abitudini locali. In ogni caso, la situazione non è così tragica neanche qui: ci sono gruppi come i Verdena che sono 4 anni che non si fanno vedere perché sono in studio a registrare! Loro un pochino esagerano perché non fanno un album finché non hanno 30/40 canzoni pronte, ma i dischi in realtà si fanno anche in Italia, cambia solo l'approccio all'ascolto.
Parlando di abitudini, trovo assurdo, per esempio, che alcuni giornali online di oggi mettano il tempo di lettura all'inizio di un articolo: se ti interessa quell'articolo lo leggi, indipendentemente dal tempo di lettura stimato. È un mondo che va troppo veloce. Credo che sicuramente anche un singolo abbia cose da dire, ma è anche vero che oggi la gente presta più attenzione al bel video che al testo della canzone.

Come arriva una band di La Spezia a suonare nel centro di Milano al B-Art?

Questo festival arriva tramite una ragazza che ci aveva intervistato un paio di mesi fa per una per un sito online che si chiama Vulcano Statale. Ci ha detto di questo festival, ci siamo proposti e siamo stati accettati. Come ci si arriva? Evitando un paio di ZTL!
Stamattina siamo dovuti andare prima a Riomaggiore, una delle Cinque Terre, a recuperare la macchina del batterista, che non ha ancora la patente però ha la macchina più spaziosa. Alle 11:00 in realtà eravamo ancora a Spezia e poi dopo tre ore di viaggio siamo arrivati qua stanchi, ma particolarmente carichi.

Cosa vi ha colpito di stasera e cosa non?

Il servizio a livello di suono. Ci è piaciuto il fonico mentre utilizzava il tablet per gestire il volume, la cosa era particolarmente ganza. Cosa non è piaciuto? La mancanza di bagni nel parco. Scherzi a parte, abbiamo trovato tutto molto ben organizzato. Quella di unire tutte le arti che hai potuto vedere (un parchetto di zona molto curato con la presenza di vari stand, rappresentazioni artistiche, un bellissimo teatrino delle marionette per i più piccoli - NDR) è davvero una bella idea.

Ultima domanda. La reazione del pubblico? Erano tutti attenti e silenziosi. Insomma molto interessati. Che effetto vi ha fatto?

Sì, anche noi abbiamo notato che questa sera il pubblico era particolarmente attento, e la cosa ci ha fatto molto piacere. Se alle spalle hai un impianto luci importante e un palco di grosse dimensioni l'impatto sul pubblico sarà sicuramente maggiore, quando queste cose vengono a mancare, invece, significa semplicemente che devi darti da fare ancora di più per lasciare il segno. Noi ci proviamo sempre. Questo concerto in due parole: breve ma intenso.


I Pixel sono:

Andrea Briselli (voce e chitarra)
Alex Ferri (chitarra e tastiera)
Nicola Giannarelli (basso)
Marco Curti (basso)




Intervista live scritta e diretta da Roberto Panighi, 
a cura di Federica Marta Puglisi.

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