giovedì 1 marzo 2018

Acquerello come forma d'arte | Intervista a Ilaria Crescenzo


Acquerello: I lost my keys - Tema: Mondanità
Ci siamo imbattuti in questo profilo Instagram @skeletons_closet e abbiamo voluto sapere qualcosa di più di questa giovane artista milanese.


- Ilaria, donna e artista, come ti descriveresti? 
Creativa, lunatica, irascibile, sensibile, insicura ma decisa quando devo. 

- I primi rudimenti di disegno a quando risalgono? Come si è evoluto il tuo stile? 
Il disegno c’è stato fin da piccola. Ricordo che alle elementari la maestra mi faceva illustrare le poesie che studiavamo. Alle medie ero tra quelli che disegnavano le copertine del giornalino scolastico. 
Al liceo riproducevo illustrazioni e fumetti. In quegli anni studiavo grafica pubblicitaria che poi diventò il mio lavoro. Il disegno non se ne è mai andato. Il mio stile è cambiato, cresciuto e assieme a me si sta definendo sugli ultimi lavori in acquarello. Sono in continua evoluzione. 

- Come è iniziato il tuo percorso d’artista? 
È iniziato tutto quando sono andata a vivere da sola. Traslocando da casa dei miei genitori mi accorsi che dalle mie cianfrusaglie, dai libri e dagli oggetti emergeva tanta arte. Tanta di più rispetto a quella che pensavo di avere dalla vita e dal lavoro di grafico che avevo fatto per anni. Sembrava la casa di un altro! In quel momento mi resi conto di aver abbandonando troppo a lungo i miei interessi. 

Ilaria Crescenzo

- Hai avuto un Maestro, qualcuno che ti ha ispirata oppure incoraggiata nel tuo percorso di artista? 
Un vero e proprio Maestro non l’ho avuto. Le persone che mi sono vicine e che mi vogliono bene mi hanno sostenuta e continuano a farlo. Traggo ispirazione da chiunque mi trasmetta qualcosa di particolare capace di colpirmi. 

- Dal tuo curriculum possiamo leggere una grande esperienza nel packaging. Nomi come Inform, Robilant Associati, Futurebrand. Queste realtà hanno contribuito alla tua arte? 
Il packaging ha influito sulla mia professione ma non nella mia arte. Quel lavoro mi ha permesso di specializzarmi nello sconfinato mondo del graphic design. Avevo lavorato in agenzie dove ho potuto imparare un mestiere che tutt’ora mi permette di vivere. Oggi grazie alla mia esperienza ho aperto assieme ad altri professionisti uno studio di progettazione. 

- Sul tuo profilo Instagram abbiamo visto diverse pubblicazioni di soggetti femminili in acquarello. Solo loro il tuo soggetto preferito? 
Si, la donna vista come stato d’animo. Ho scelto la figura femminile a rappresentare questi stati d’animo perché si sa che le donne sono umorali e che vanno a tre quarti di luna. Le mie donne sono sospese in un mondo tutto loro. 

- Abbiamo letto da alcuni disegni i nomi di Gorey e Carroll. Chi è oppure chi sono i tuoi artisti preferiti? 
Gorey mi piace per lo stile vittoriano e macabro delle sue illustrazioni, per la sua personalità come uomo e come scrittore. Carroll mi aveva ispirata pensando alla sua storia di “Alice nel paese delle meraviglie”.  Tra i miei preferiti c’è Hugo Pratt per il suo personaggio di “Corto Maltese”, l’acquarello e la sua tecnica. Jean Giraud, alias Moebius, per le sue illustrazioni. Quando ero bambina leggevo i fumetti di mio padre disegnati da Giraud. 

- Possiamo dire che l’acquarello sia l’espressione che preferisci? 
Amo la sua leggerezza e la sensazione di evanescenza che mi trasmette. Ho studiato la tecnica da autodidatta sperimentando fino a raggiungere uno stile personale. 

- Domanda secca a risposta secca: qual è l’opera che ami di più? 
“Jeune fille en vert” (Ragazza con i guanti) di Tamara De Lempicka una pittrice degli anni ‘20 per il suo stile moderno e innovativo. 

- In pieno mood Wasabi Dress: tre cose meritevoli che descrivono il tuo ambito culturale? 
Per primo il libro “A smile in the mind” di Beryl McAlhone sul pensiero creativo nel graphic design, poi l’album “Welcome to the sky valley” dei Kyuss e per finire la ricetta Uovo sbattuto con caffè.


 Intervista a cura di Lorenzo Guarascio

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