giovedì 4 gennaio 2018

L'Introverso | Intervista di Wasabi Dress

Foto di Sara Bodini

Quello che vi proporremo oggi é un Wasabidress fresco fresco. Sono tre giovani milanesi con in progetto il loro terzo disco per la fine del 2018. Noi li abbiamo intervistati per voi.


"L'Introverso". Chi sono i componenti di questa band milanese? 

Marco alla chitarra, Futre al basso e io, Nico, alla voce e alla chitarra.

Come e quando è nata questa band?

Siamo nati nel 2012, dalle ceneri di uno altro gruppo. Ma parto da prima. Futre e io eravamo compagni di classe alle scuole superiori e, fin da subito, abbiamo condiviso la passione per la musica e per le lettere di sospensione. Al primo anno di università formammo una band con degli amici e Marco entrò un paio di mesi dopo. Qualche demo, un EP e, dopo alcuni cambiamenti di formazione, nel 2012 io, Marco, Futre e il batterista dell’epoca abbiamo fatto nascere L’Introverso. Da lì il percorso è diventato più serio. Nel 2013 è uscito il nostro disco d’esordio, “Io”, nel 2015 il secondo, “Una primavera”.

Foto di Sara Bodini
Quanto siete cambiati, musicalmente parlando, dal vostro disco d'esordio ad oggi?

Penso che il cambiamento più importante sia nella volontà di arrivare dritti al punto, di cercare di catturare l’essenza delle cose. Ci piace ancora molto il nostro primo album, ma in quel periodo ci interessava giocare con le strutture, coi suoni, con la voce. Ci piaceva più il viaggio della meta. Oggi, invece, ci sentiamo come una freccia che si scaglia direttamente sull’obiettivo. 

Quali sono i vostri progetti futuri?

Stiamo componendo il nuovo album. Vorremmo farlo uscire entro la fine del 2018.

Quali sono le vostre più grandi fonti di ispirazione?

Le cadute, le risalite, gli amori finiti, i sogni.

Come potreste descrivervi in una parola?

Amici.


Il loro personale Wasabi Dress:

“Wonderwall” degli Oasis. E’ la canzone perfetta. E’ trasversale. E’ amata in ogni angolo del mondo, nonostante le culture diverse che abitano il mondo. Ha qualcosa che tocca l’essere umano in quanto tale, al di là delle differenze. E’ popolare, ma non commerciale. E’ grazie agli Oasis che abbiamo iniziato a suonare nelle nostre camerette, da ragazzini.

Per quel che riguarda il libro, dico la “Trilogia della Città di K.”, di Agota Kristof. Un romanzo emotivamente potente. Crudo, ma con una forte sensibilità di fondo.

Per finire con una serie tv, che in realtà sarebbe una sit-com di alto livello: “How I Met Your Mother”. Fa ridere un sacco, ma allo stesso tempo è profonda, vera e, a tratti, commovente.


Un ringraziamento speciale a Marco, Futre e Nico.

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