martedì 16 gennaio 2018

SPECIAL | Wonder | Il parere di Wasabi Dress

Nelle sale più frequentate è in questi giorni il film Wonder, toccante pellicola di Stephen Chbosky, con protagonisti Jacob Tremblay, Julia Roberts e Owen Wilson.


L'intenzione che mi ha spinto ad andare a vederlo nasce dall'ascolto del trailer radiofonico che mi ha colto, colpito e affondato, in un soleggiato e gelido pomeriggio invernale mentre camminavo assorto nei pensieri del quotidiano, cercando di affrettarmi verso la fermata del tram in piazza Castello.

"Non andrò mai a vederlo, mai" ho pensato, mentre cercavo disperatamente che i pensieri legati all'imminente consegna di un lavoro si occupassero di sciogliere nel modo più rapido possibile, il pesante ed aggrovigliato nodo alla gola che quei più o meno 30 secondi di parlato appena radioascoltati, avevano, senza permesso, depositato nel mio me.


Ma, maledizione, nessun successo nello sgrovigliare perchè troppo a fondo e ben assestato è arrivato il colponodo, preparato con precisione da chi si è occupato della comunicazione di questo film.

E allora cosa fai? Fuggi di fronte a qualcosa che ti ha scoperto nudo oppure vai e l'affronti?
"Va bene, stasera vado" e così ho deciso, in un meno freddo ma piovoso pomeriggio post atomico post capodannato.

Inizia il film, la fuori campo voce narrante del piccolo Auggie ti guida a scoprire le prime informazioni necessarie perchè si svolga la storia, ed eccoti già ad un passo dal disastro: occhi gonfi così, respiri profondi per provare a trattenere le cascate dai bulbi oculari e addio: benvenuti nel più profondo viaggio nella vostra sensibilità umana.
Già, perchè fareste un grave errore a semplificare il tutto al solito film strappa lacrime creato solo per questo proposito.

Volenti o nolenti vi troverete ad affrontare un profondo confronto con voi stessi: riaffioreranno tutte le volte che avete girato la faccia dall'altra parte, tutte le volte che avreste potuto fare e non avete fatto, tutte le volte che avete evitato prima di sapere che avreste saputo gestire.
Ma non subito, prima c'è il film.

E nel film si piange, oh se si piange, ma sono le lacrime che (evviva l'essere umani) riempiono gli occhi di fronte a quello che la storia ci propone: passi quasi tutti i 113 minuti a sperare che il mondo che abbiamo creato non sia così feroce con il piccolo August, che ha (scusate il francesismo) "due coglioni grossi così" nel non farsi sbranare perchè ecco, e non vi spoilero nulla poichè basta guardarvi attorno, il mondo che affronta Auggie è fottutamente feroce.

Ma non lo è tutto, e fortunatamente questa storia racconta anche di questo, e allora si riesce anche a ridere grazie a qualche cameo prezioso e alla spensieratezza con cui il piccolo protagonista vive i momenti sereni, insomma si riesce anche a sentirsi leggeri, capendo subito che tutte le lacrime piante durante il film ci farebbero schierare senza dubbio dalla parte di chi avrebbe combattuto tutto il peso di quei momenti stando accanto ad Auggie.

Così il film finisce, esci dalla sala, fumi una sigaretta o vai a berti una birretta (o tutte e due) e poi arrivi a casa.

E a casa, se è notte, c'è silenzio, e nel silenzio parlano i pensieri, ed ecco che, pesantemente, riaffiorano tutte le volte che hai girato la faccia dall'altra parte, tutte le volte che hai potuto fare e non hai fatto, tutte le volte che hai evitato prima di sapere che avresti saputo gestire.

Eccole le lacrime, quelle dure, quelle che di chi ha appena fatto a pugni con se stesso ed ha perso.

Dura un po' quel senso di sconfitta ma poi ecco arrivare anche il sorriso, quello tuo che hai deciso che da domani tenderai la mano e ti schiererai accanto al prossimo Auggie che avrai la fortuna di incontrare, perchè se c'è da cercarci un senso nel vivere, quello di rendersi utili per chi ha bisogno, è sicuramente un buon motivo.

Perchè a dare bene, cari amici, si riceve bene.

Chissà se anche questo film (e romanzo da cui è tratto, è bene ricordarlo) avranno un'impennata di atti buoni come fu per i giorni successivi l'uscita del celebre A Christmas Carol di Charles Dickens, più di 150 anni fa.

Scommetto di sì.


SPECIAL - Wonder - Il parere di Wasabi Dress
Scritto da Roberto Panighi

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