martedì 2 settembre 2014

This Empty Northern Hemisphere di Gregory Alan Isakov

Nato in Sud Africa e cresciuto a Philadelphia, Gregory Alan Isakov ha viaggiato senza sosta per molti anni fino all'arrivo in Colorado. Solo la musica é sempre stata la sua unica costante, il suo sentirsi "a casa".

“I’ve always had this sense about music and writing, that I sort of have to do it. Like I’ll implode without it. I probably wouldn’t do it if I felt any other way.”


In un'intervista con Kim Ruehl, Isakov spiazza il suo pubblico dichiarando che per lui non servono più di due settimane per scrivere e realizzare un brano. 
Quello che d'impatto sembrò una presa di posizione superba si rivelò tutt'altro. 
Il discorso infatti virò sulla difesa di una lirica onesta, spontanea e pulita



E' proprio questo che colpisce in This Empty Northern Hemisphere; album autoprodotto nel 2009.


La copertina descrive perfettamente questo concetto. Un grottesco volto anni '60 ironicamente posto in quel buio malinconico del nostro pensiero notturno.


Un album introspettivo che nasconde il suo segreto soprattutto per i luoghi in cui é stato registrato. Una libreria chiusa, il suo piccolo appartamento, la casa di Brandi Carlile

Senza pretese, al solo ed unico contatto tra anima e cuore, nasce una collezione incandescente che scivola tra struttura e poesia, tra semplicità e armonia. Arrangiamenti che diffondono luci ed ombre, in quelle porte che lui stesso spalanca nelle sue proverbiali aperture, non possono fare a meno che essere apprezzate nella loro totalità.

Un cantautore con grande gusto per la lirica.

Il nuovo Tour é iniziato. Sarebbe meraviglioso vederlo il 21 Ottobre nel cuore di Londra se non il 1 Novembre sotto il cielo Berlino.



" This Empty Northern Hemisphere, Gregory Alan Isakov"
Scritto da Federica Marta Puglisi, NaiFer



Il Wasabi Dress di 
"This Empty Northern Hemisphere":

Stone Town, Tanzania - Stone Town è una città dove l'Africa si fonde con l'oriente, dove donne velate camminano veloci nei vicoli stretti con ceste enormi di frutta sulla testa, dove i muezzin chiacchierano con i pastori anglicani mentre minareti e campanili si specchiano paralleli nell'oceano.

La capitale dell'isola di Zanzibar ha subito numerose dominazioni, dagli sceicchi Omaniti ai Portoghesi, ed è stata per secoli il fulcro di importanti scambi commerciali con l'India e con tutta la penisola Arabica; grazie a questa policromia culturale Stone Town è una città ricchissima di suggestioni, di odori, di storie.

Palazzi in stile arabo affiancano edifici coloniali, mentre i più bei portoni intarsiati in legno colorato si scoprono solo perdendosi nel labirinto della città vecchia che sa di cannella e di chiodi di garofano; uno sciame silenzioso di artigiani lavora in atelier talmente piccoli e vicini da sembrare un alveare in piena attività.

Una passeggiata al mercato coperto Darajani Market è un'esperienza forte, diametralmente opposta all'asettico ordine dei supermercati occidentali; frutta dall'odore pungente, pesci ancora vivi, banchi di carne dalle condizioni igieniche discutibili, colori decisi di stoffe e vestiti, grida e risate si fissano nello sguardo di chi osserva da lontano. 

Prima di lasciare la città vecchia per spostarsi verso l'oceano è doveroso visitare l'ex mercato degli schiavi che oggi è un memoriale, essenziale e sobrio e forse per questo ancora più toccante. 

L'atmosfera sul lungomare è più rilassata, i bambini si tuffano dai moli del vecchio porto e gli uomini giocano a bao sotto il big tree, un enorme ficus piantato nel 1911 che oggi è il simbolo di questa zona della città.

Il momento migliore per passeggiare lungo l'oceano è il tardo pomeriggio, in modo da potersi fermare per un aperitivo all'Africa House, hotel dal fascino decadente con una spendida terrazza panoramica.

I tramonti, si sa, si assomigliano tutti pero' il rito dell'aspettare insieme a dei perfetti sconosciuti che il sole scenda fino a scomparire nell'oceano uniti solo da un gin tonic, è qualcosa di davvero emozionante.

*Voli a/r da Milano e Roma a partire da 600 €, Appartamenti su Airbnb a partire da 70 €



Selvaggi amori, Calixthe Beyala

"Ogni donna ha in sé un uomo che vuole uccidere" dissi accarezzandole i capelli. 
"Ne sono certa" aggiunsi fidandomi del mio istinto.
"Io ce l'ho nel sangue" piagnucolò.
"Strappatelo via" dissi cullandola tra le braccia.

Protagonista indiscussa di Selvaggi Amori è l'Africa; un'Africa vera, che pero' vive all'interno di Parigi nel quartiere di Belleville. Non si tratta di un'Africa ricostruita, ma semplicemente trasportata. 

Eve Marie, detta Bella Sorpresa, si è trasferita dal Cameroun a Belleville da molti anni e lavora come prostituta nel locale del signor Trenta per Cento.

Superata la quarantina, decide di cedere alla proposta di matrimonio di un poeta disoccupato e bianco.
La comunità africana si raccoglie intorno a questa strana coppia, tra litigi e tradimenti, tra omicidi e amori impossibili, nuove vocazioni letterarie e adozioni improbabili.

Tutto ruota intorno al ristorante Africano che Eve Marie apre clandestinamente all'interno dell'appartamento in cui vive e che fa da palco alle interpretazioni dei personaggi bizzarri che popolano il romanzo.

Callixthe Beyala ama parlare della sua terra e lo fa con uno stile incisivo, ironico, con uno sguardo canzonatorio nel raccontare il rapporto tra bianchi e neri. 

Selvaggi amori è un romanzo che fa sorridere, ma che lascia un retrogusto amaro come il cibo che Eve Marie piu' di ogni altra cosa ama condividere.



"Stone Town e Selvaggi amori"
Scritto da Laura Ferloni, NaiFer




"Il bello della musica è 
che quando ti colpisce non senti dolore."
Bob Dylan








Nessun commento:

Posta un commento